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Star Wars: Episodio VII – Il Risveglio della Forza

Iniziamo a chiarire che è difficile analizzare “Star Wars – Episodio VII: Il Risveglio della Forza” senza entrare nel merito di alcune cose molto importanti. Cominciamo col chiarire bene che per me è impensabile battere ep IV, V, VI. Non ci riuscirebbero nemmeno Lucas, Spielberg e Salcacchiochi messi assieme. Detto questo… “Il Risveglio della Forza” è un gran bel film che ogni appassionato imparerà ad amare, io per primo. L’ho visto tre volte e ogni volta mi è piaciuto sempre di più, anche se non nascondo che sulle prime mi aveva un po’ deluso. La storia è una sorta di remake di Episodio IV, inutile nascondersi dietro un pelo di Wookie. Ma ha davvero ragione il mio amico Filippo quando dice che non poteva essere altrimenti per azzerare il conto (salato) con un pubblico transgenerazionale. Non può che andar bene una trama parla di un gruppo di ribelli che, grazie alle informazioni contenute in un robottino borbottante, fa saltare in aria il pianeta/base di un impero nazistoide guidato da un leader misterioso che opera attraverso un braccio destro mascherato di nero col vocione da basso profondo: sarebbe lievemente ipocrita dire che è debole e non regge. Ripetitivo? Forse. Geniale? Anche.

Su dove scivola il film, a parere mio, sono i personaggi. Han Solo, Chewbacca, C3PO e Leia son quel che sono e che sempre saranno: rispettati appieno e quindi di grande impatto (non affatto scontato). Nessun cambio insensato, nessuna rilettura non richiesta. Hanno cambiato solo il nome ma è un bene (almeno per me). Un plauso particolare a Harrison Ford che sembra aver smesso il gilet “Solo ieri” per ricalzarlo oggi: il suo personaggio è assolutamente fantastico, esattamente come lo era un tempo. Si cade però sul cattivone… una sorta di Vadermanonposso che davvero annaspa, non convince, scivola e non si rialza… Questo, a parere mio, è il punto veramente debole del film… E mi insegnate che se con Star Wars si cade sul cattivo lo scivolone rischia di essere doloroso. E’ un pennellone nero col casco che smargiassa e rantola sentenze facendo il vocione grosso, che alza la mano emettendo ronzii che manco il mio cellullare riesce a rigettare quando mi avvicino al microonde… poi… si leva la maschera e… E sotto chi c’è? Una sorta di sosia di Paolo Jannacci (ma meno simpatico) fresco di permanente e tinta blu corvina che fa le faccine.

No questo davvero non mi è piaciuto… Terrei tutto, non toccherei una virgola, ma non il Vaderino spadacrociato. Qui sì che ci voleva coraggio e rinunciare a copiare il “dogma”, un qualcosa che nella storia del cinema non si potrà riavere mai più. E non basta l’spediente drammatico di fargli ammettere palesemente di non riuscire ad essere bravo come chi l’ha preceduto per scusarsi del fallimento. Ci si riscatta però con BB8 che, diciamola tutta, è davvero simpatico: sì, dai, lo abbiamo capito tutti che è la reincarnazione pallifera di RD2, ma cacchio se è simpatico. I due nuovi protagonisti, Finn e Rey, sono ancora un po’ acerbi ma promettono molto bene. Il copione di Finn è stato scritto mischiando le pagine scartare nel 1977 da quelli di Luke e Solo e quel che è avanzato è stato usato per mettere insieme la parte di Poe, ma Rey si svela un gran bel personaggio da cui possiamo aspettarci davvero tanto. Prova provata, questa offerta da Rey, che il coraggio paga. Paga meno l’idea della “Yodessa” arancione (Maz Kanata). Paga ancor meno Phasma (bho).

Grandiose, mai telefonate, le battute di richiamo ai vecchi film. I duelli con le spade laser sono scadentini, ma i Jedi non ci sono più e i giovanotti han tanto da imparare. Ma finalmente abbiamo capito che la spada si accende con un pulsante. Gli Storm fanno quel che devono fare: si fanno prendere in giro, sparano a caso e saltano in aria sempre allo stesso modo. E questo è un bene! La trilogia prequel (I, II, III), per me, si allontana sempre di più. Lo ammetto: riferimenti a Obi Wan e Yoda mi son mancati un po’. Il casco bruciato di Vader è da pelle d’oca. Voto? 8 1/2. Se però anche Episodio 8 parla di una base imperiale che viene distrutta dai caccia ribelli, mi arrabbio sul serio. Come? Era anche la trama de “Il Ritorno dello Jedi”? O cacchio, è vero. La polenta è buona tre volte: fresca, fritta e poi fredda con lo zucchero. Slurp.

Di Enrico Ercole

Star Wars: Il Risveglio della Forza ha visto l’atteso ritorno delle star degli Star Wars originali, Harrison Ford, Carrie Fisher e Mark Hamill, insieme a Anthony Daniels, l’unico attore ad aver recitato in tutti e sette i film di Star Wars, e Peter Mayhew. Il cast è arricchito dall’esordiente Daisy Ridley, che ha ottenuto il ruolo della protagonista Rey trionfando su una spietata concorrenza; John Boyega (Attack the Block – Invasione Aliena, Imperial Dreams), vincitore del BAFTA Rising Star Award, nel ruolo del riluttante assaltatore Finn; il candidato all’Emmy® Adam Driver (Lincoln, Girls) nei panni del malvagio Kylo Ren, e il vincitore del Golden Globe® Oscar Isaac (A Proposito di Davis, The Bourne Legacy) in quelli di Poe Dameron, pilota della Resistenza.
Star Wars: Il Risveglio della Forza è diretto J.J. Abrams e scritto da Lawrence Kasdan & J.J. Abrams e da Michael Arndt. Kathleen Kennedy, presidentessa della Lucasfilm candidata a otto Oscar®, e J.J. Abrams sono i produttori esecutivi insieme a Bryan Burk, collaboratore abituale del regista.
Dopo essere entrato nella leggenda con le iconiche colonne sonore dei sei capitoli precedenti della saga di Star Wars, l’acclamato compositore John Williams è tornato per comporre le musiche di Star Wars:Il Risveglio della Forza, ottenendo la sua cinquantesima nomination all’Oscar.

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