The Bad Batch 3 è tornato e questa settimana ci siamo gustati il quinto episodio della serie. Di seguito trovate le nostre recensioni sull’episodio.
The Bad Batch 3, la nostra recensione del quinto episodio
Prima di lasciarvi alle recensioni di questo nuovo episodio di The Bad Batch, vi ricordiamo che possono contenere spoiler! Inoltre, se avete voglia di cimentarvi in un nuovo gioco, l’articolo di approfondimento sul Balaans allora fa per voi:
Fabio Pupin
Siamo a una svolta. La family è riunita. La missione, quella di localizzare la base segreta di Tantiss per liberare i reg, costringe ciascuno a scendere a patti con sé stesso. L’assenza di Tech aleggia sul gruppo, la fiducia di Hunter, Wrecker e Echo va ricostruita e ancora una volta Omega è sempre più una guida e un punto di riferimento. Crosshair non può sottrarsi al confronto e guida il gruppo verso una base imperiale dove provare a decodificare le informazioni in loro possesso.
“Why is there always a giant monster!?”
È il pianeta ghiacciato di Barton IV. È qui che Crosshair si è ribellato all’Impero, diventando un reietto per tutti. I caschi dei cloni che hanno inutilmente sacrificato la loro vita sono solo uno dei tanti oggetti che l’Impero si è lasciato dietro, abbandonando la base. Per portare a termine la missione l’energia residua della base dovrà essere dirottata ai terminali dai sensori perimetrali, esponendoli al pericolo. Insomma, non c’è posto migliore per ricostruire il gruppo.
“They always work it out”
Esattamente per questo. Mentre Wrecker si occupa dei generatori di energia e Omega e Echo decriptano i dati, Crosshair e Hunter – insieme al fido Batcher – devono tenere occupato il mostro gigante. L’occasione perfetta per un po’ di trust me bro, chiusa con Crosshair che, per la prima volta, trova la forza di aprirsi e ammettere i suoi errori di fronte a Hunter.
“I have regrets, too, Crosshair. All we can do is keep trying to be better. And who knows? There just might be hope for us yet.”
Per individuare la base di Tantiss servirà altra intel, ma la missione più importante è conclusa. Nei prossimi episodi vedremo se sarà Hemlock a trovare per primo la Bad Batch o se saranno loro a dargli la caccia. Ma la speranza scorre di nuovo potente, grazie ad un ennesimo eccellente episodio che continua a far crescere i protagonisti e la nostra voglia di arrivare in fondo.
Davide Triglia
L’ultima puntata di the bad batch rappresenta il ricongiungimento quasi totale del gruppo. Crosshair ritrova la redenzione con gli altri membri del team, la puntata si chiama per l’appunto il ritorno, per il resto si presenta un’episodio di basso tono, un avventura filler.
La tematica principale è proprio il ricongiungimento del gruppo, il quale sembra che non si siano mai divisi, la chimica tra i personaggi sembra la stessa delle prime stagioni, ovvio, con ancora qualche risentimento, specialmente tra Crosshair e Hunter. Tra i due si può percepire anche una certa concorrenza di leadership. Ci vorrà ancora molto tempo per riconquistare la fiducia del resto del gruppo, Omega fa da collante tra le due “fazioni” tenendo unita la sua famiglia.
Alla fine, abbiamo un’attimo di quiete e la tensione sembra ammorbidirsi tra i due leader….chissà cosa ci riserverà il futuro per la nostra squadra.
Alessandro Nunziata
Che la Lucas e Spielberg fossero legati a doppia mandata da una grande amicizia è cosa nota, questa amicizia si è poi riproposta nelle pellicole sotto forma di citazione o easter eggs, come i due droidi più famosi del cinema incisi in una tomba dell’antico Egitto nei Predatori dell’Arca Perduta o statuette precolombiane sottratte a Indy le ritroviamo in mano a Paul Bettany nel film Solo. Ma con la quinta puntata di Bad Batch questo legame (che è rimasto nonostante il pensionamento di Lucas) si rafforza, sì perché quest’ultima punta prende a piene mani la lezione sui mostri di Spielberg e la ripropone qui in salsa Star Wars.
Se tutta la dinamica dell’energia della base e del suo ripristino prede a piene mani da Jurassic Park (i sensori perimetrali come la recinzione del parco, il necessario ripristino dell’energia, la modalità stessa di come questa energia viene ripristinata), il mostro e come esso è gestito sembra uscito da Lo Squalo di Spielberg seppur qui il regista non utilizzi questo espediente così come ci ha insegnato Spielberg.
Ma a parte questo giochino dei rimandi che, anche se trovo piacevole, rimane comunque molto superficiale, questa puntata scava molto più a fondo di quanto non possa sembrare.
Da come ci siamo lasciati e quello che ci aspettiamo di vedere sullo schermo ci fa porre una domanda centrale che ci guida per tutta la puntata “The Return”. Tale domanda è sia narrativa che tematica: il gruppo di eroi potrà mai davvero tornare come prima? Questa idea è messa in primo piano principalmente con l’arco narrativo di Crosshair, mentre il resto del gruppo lotta nei suoi modi unici per venire a patti con chi è adesso, cosa ha fatto e se possono o meno fidarsi di nuovo di lui. Ma è anche un tema ricorrente presente in tutto l’episodio.
Con Omega tenuta in ostaggio dall’Impero per mesi, com’è per lei tornare improvvisamente a casa? Dopo mesi di disperata ricerca, Hunter e Wrecker sono ancora le stesse persone di una volta? Echo si sente ancora a casa con il resto della Task Force 99, visto che ora trascorre così tanto tempo con Rex – e lontano da loro? Con la morte di Tech, i Batch potranno mai sentirsi di nuovo riuniti come una famiglia? Tutte queste domande sono in gioco in questo episodio, una sorta di affascinante crocevia per tutti i personaggi, dove ognuno viene esplorato in modo incisivo.
La sceneggiatura scritta da Amanda Rose Muñoz fa un ottimo lavoro fondendo gli archi di ogni singolo clone in un insieme coeso. Ad esempio, Omega passa più in secondo piano in modo che i riflettori possano davvero essere puntati su Crosshair e Hunter. Ma anche con un tempo limitato sullo schermo, Omega ha un arco narrativo. La prima inquadratura dell’episodio è Omega, immersa nella luce solare incandescente, che torna a casa a bordo della nave. Il regista Nate Villanueva si diverte in questo primo momento, stabilendo la gioia incessante del ritorno di Omega.
È immersa nella luce del sole, vestita tutta di bianco e ha persino Lula, il suo animale di peluche che le era mancato così tanto negli episodi precedenti che ne ha costruito uno improvvisato con la paglia.
La regia di Villanueva ci porta con una sorta di ripetitività a capire molto bene la geografia del posto, la distanza tra sensore, nave e base perché tale distanza che dovranno percorre Crosshair e Hunter ma separati dal ghiaccio. Il primo sopra alla luce del sole come la sua lotta per tornare nel mondo, il secondo sotto lo strato di ghiaccio come il tumulto che sta dentro di lui per quello che rappresenta il compagno ritornato. Entrambi andranno poi a riunirsi nel finale tra loro e con la squadra.
Questa lotta era ben rappresentata a livello registro anche nella scena iniziale in cui il gruppo si trova a Pabu. Gli eroi tutti a tavola durante un caloroso e bellissimo tramonto e mentre il sole bacia i volti di Wrecker e Echo, coloro che hanno più chiaro il ritorno di Crosshair, Omega, Hunter e Crosshair danno le spalle al sole, i loro volti restano in ombra a rappresentare le ombre che si portano appresso.
Forse una delle più significative fino ad ora, la puntata cinque non fa che alzare l’asticelle di questa serie portandola ad essere uno dei migliori prodotti della Lucasfilm negli ultimi anni.
The Bad Batch torna la prossima settimana con un nuovo episodio. Non vediamo l’ora di sapere cosa ci aspetta!
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