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Obi-Wan Kenobi – La recensione Empira delle prime 3 puntate

Obi-Wan Kenobi è finalmente arrivato, rilasciando ben 3 episodi nel giro di pochi giorni portandoci così al mid season finale.

Obi-Wan Kenobi – ecco le recensioni di Empira dei primi 3 episodi

Prima delle nostre recensioni vi lasciamo i link per gli ulteriori approfondimenti per queste prime 3 puntate:

Tutti gli Easter Egg delle prime 2 puntatePrima puntata di Empira Series: Obi-Wan Kenobi (il commento parte a 1:32:40)Seconda puntata di Empira Series: Obi-Wan Kenobi

ATTENZIONE! LE RECENSIONI CONTENGO SPOILER

Marco Puglia

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Si torna di nuovo nell’universo di Star Wars e ancora una volta si parte dal pianeta Tatooine per questo nuovo prodotto targato Disney/Lucasfilm: Obi-Wan Kenobi.

Di questa serie se ne parla da oltre un anno, da quando venne annunciata all’Investor Day. Poi, negli ultimi mesi, l’hype è cresciuto a dismisura grazie alla percezione di qualità attorno a tutto il progetto: gli attori coinvolti, la regia, le musiche (ricordiamo che il tema principale è composto niente meno che da John Williams in persona) e tanti altri elementi che sembravano di un livello nettamente superiore a quello di The Book of Boba Fett.

E alla fine il grande giorno è arrivato, il 27 maggio sono usciti i primi due episodi in contemporanea e noi appassionati eravamo pronti a gustarcelo… e anche a dividerci, sempre civilmente, tra cui l’ha apprezzato e chi no.

Premetto che io sono tra quelli a cui è piaciuto, ma con una grande osservazione: c’è poca cura dei dettagli e una qualità generale che non è all’altezza di quello che merita Star Wars.

I primi due episodi rappresentano un unico arco narrativo che si completa, ma che non chiude la storia che la serie ci racconta.

Nel primo vediamo un Kenobi solo, rassegnato, immerso in una routine che lo caratterizza da ormai dieci anni, con l’unico scopo di proteggere il piccolo Luke. Una missione che dopo tanto tempo ha quasi perso i suoi contorni, è più rarefatta, esiste nella mente di Obi-Wan, ma quasi si è smarrito il motivo.

Ewan McGregor, aiutato dalla sceneggiatura e della regia, riesce a tramettere questo suo stato d’animo e noi lo viviamo insieme a lui. Ci ritroviamo persi tra le sabbie di Tatooine, a dorso del dromedario alieno, nei viaggi interminabili per raggiungere la caverna dove vive e soffriamo insieme questo stato di solitudine.

Sempre su Tatooine facciamo la conoscenza dei nuovi villain della serie, gli inquisitori. In particolare vediamo il grande inquisitore, la terza sorella (Reva) e il quinto fratello arrivare sul pianeta alla ricerca di un Jedi perché quella è la loro missione primaria, trovare i sopravvissuti all’ordine 66. Tutti e tre sono ben caratterizzati, ognuno diverso dall’altro, non solo a livello visivo, ma anche caratteriale. L’unica che mi ha lasciato qualche dubbio sulla sua interpretazione è Reva, ma forse il problema è legato più al doppiaggio, un po’ svogliato e non completamente in parte.

La storia si sposta poi su un altro pianeta molto conosciuto, Alderan, dove facciamo la conoscenza della piccola Leia. Irriverente, disubbidiente, ma curiosa e con una gran parlantina, un casting a mio parere perfetto e una caratterizzazione azzeccatissima che ci inquadra subito il personaggio che poi ameremo a partire da Episodio IV.

Qui però cominciano anche le note dolenti, Leia è ricercata da alcuni cacciatori di taglie che la trovano e ingaggiano con lei un inseguimento tra gli alberi. La messa in scena è terribile, nonostante gli sceneggiatori abbiano cercato di giustificare la difficoltà dei cattivi di prendere la bambina, il risultato è grottesco e ridicolo, quasi al pari del famoso inseguimento tra il vicesindaco di Mos Espa e i mods.

Nel secondo episodio assistiamo, purtroppo, a un altro inseguimento con protagonista la piccola Leia che risulta altrettanto imbarazzante: Obi-Wan Kenobi viene incaricato da Bail Organa di recuperare la piccola e dopo averla trovata sul pianeta Daiyu (un bellissimo dedalo di strade in stile cyberpunk che ricorda i concept del videogame, mai uscito, 1313) se la lascia scappare in seguito a una discussione tra i due.

Anche in questo caso i tentativi di mascherare una rincorsa inutilmente lunga, con l’aggiunta dello scontro tra Kenobi, alcuni cacciatori di taglie e la terza sorella, risultano insufficienti e il risultato è la percezione di un impegno da parte della produzione ridotto al minimo.

Tornano però anche agli aspetti positivi, di nuovo a spiccare sopra tutti è l’interpretazione di Ewan McGregor, un perfetto Obi-Wan Kenobi, sempre in parte, che ci trasmette sempre le emozioni del personaggio e la sua ritrosia nell’usare la forza, fino al momento in cui scopre che il suo vecchio allievo, Anakin, è ancora vivo. Una sorpresa mista a paura che lo accompagnerà nel prosieguo della serie.

In definitiva un doppio episodio positivo, con momenti di grande intensità, uniti però a una superficialità di alcune messe in scena che risultano incomprensibili per una produzione come questa, anticipata da grandi aspettative e da un apparente dispiego di risorse non indifferente.

Voto finale: 7,5

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Chiuso il primo arco narrativo, in cui Obi-Wan Kenobi trova la piccola Leia, seguiamo il tentativo del maestro Jedi di riportare la bambina ai genitori adottivi, attraverso una rete di personaggi che rappresentano la nascita della ribellione contro l’impero.

Anche in questo episodio si conferma una qualità generale non altissima, che si palesa non tanto nella scrittura (o almeno non completamente), ma soprattutto nella messa in scena. Nei primi episodi sembrava che le risorse, anche economiche, a disposizione della produzione fossero più alte di quelle viste in The Book of Boba Fett e la rappresentazione di Tatooine era stata più realistica e piena, lo sbarco sul pianeta Mapuzo ci ha riportato però invece a scenografie scarne e un’ambientazione povera che ha il suo culmine nello scontro tra Vader e Obi-Wan in una cava deserta.

Intendiamoci, le idee ci sono e sono anche molto interessanti. Ho apprezzato la visione di Anaking da parte di Obi-Wan, segno che i due si percepiscono di nuovo, mi è piaciuto il dialogo tra Kenobi e la piccola Leia sul trasporto e lo scambio con gli stormtrooper (anche se rimane incomprensibile come non l’abbiano riconosciuto) ed è anche molto intensa la scena all’interno della cittadina con Vader che tortura e uccide gli abitanti solo per fare uscire allo scoperto il suo vecchio maestro.

Ma le scenografie e le scelte registiche ci raccontano questa storia in modo molto basico, lineare, senza osare nulla di tecnologicamente e visivamente più interessante di un prodotto amatoriale.

Il culmine è rappresentato proprio dal duello trai i due protagonisti, troppo legnoso e poco incisivo, non riusciamo completamente a percepire la paura di Obi-Wan, la rabbia di Vader, perché i due sembrano spaesati, incapaci di affrontarsi come ci si aspetta da due rivali del genere.

Sappiamo che muovere il costume di Darth Vader non è cosa semplice, ma esistono soluzioni tecniche e registiche per sopperire a queste difficoltà in modo da rendere il tutto più realistico e coinvolgente e non si capisce come mai non siano state adottate.

Forse c’è da chiedersi come gli sceneggiatori vogliano rappresentare Vader, perché in effetti qui è molto simile a quello visto in Episodio 4 e, a ben vedere, anche in Rogue One i movimenti sono tutt’altro che fluidi. Siamo noi fan che ci siamo immaginati evoluzioni circensi quando invece il suo modo di combattere è meno spettacolare di quanto si pensi?

Ho apprezzato molto, invece, a livello registico, l’indugiare sul signore dei Sith che guarda Obi-Wan mentre viene soccorso, cosa sta vivendo in quel momento, è tornato per un attimo l’allievo di Obi-Wan? Oppure vuole solo guardarlo soffrire sapendo che il gioco del gatto con il topo inevitabilmente si ripeterà? Ho percepito un grande tumulto nella sua mente.

Un’ultima nota la vorrei dedicare al doppiaggio italiano di Darth Vader… purtroppo la voce di Luca Ward è lontanissima da quella di Massimo Foschi. Ward è un grandissimo doppiatore, che ha portato egregiamente in lingua italiana attori come Russell Crowe, Keanu Reeves, Kevin Costner, Pierce Brosnan, Samuel L. Jasckson, che abbiamo amato nei loro personaggi anche grazie a lui, ma, permettetemi, non è assolutamente la voce del signore dei Sith. Proprio perché così iconica, a mio parere non era adatta a rappresentare un personaggio la cui voce è parte fondamentale del personaggio stesso.

Un episodio quindi di qualità inferiore ai primi due, ma comunque discreto; nell’attesa di una seconda parte di stagione che si spera possa regalarci grandi momenti di cinema.

Voto finale: 6,5

Gianluca Checcarini

Questi primi 3 episodi di Kenobi ci hanno portato direttamente dentro la vita da “esiliato” di Obi-Wan, ormai da circa 10 anni nascosto all’impero col nome di Ben. La premiere di 2 episodi ci mostra Ben intento alla sua nuova vita da civile e chiuso alla forza, ben attento al non intervenire in aiuto dei più bisognosi, come invece da l’impressione di voler fare. I ritmi sono molto serrati e già nei primi 2 episodi entriamo nel pieno della storia che lo vede riprendere la sua spada pronto per una nuova “crociata” in aiuto di un amico a lui caro. Nel terzo episodio, il migliore dei 3 usciti, finalmente arriva il momento tanto atteso da tutti, l’incontro-scontro con Anakin, o meglio, con Vader. Interessante il fatto che Obi-Wan non fosse al corrente del fatto che Anakin sia sopravvissuto al loro scontro, scelta secondo me logica, corretta e che non va contro il canone o alla ricerca di retcon vari, come molti hanno provato a dire online. Questo faccia a faccia mette Ben a dura prova e ora sono molto curioso di gustarmi tutte le altre puntate rimaste per vedere come affronterà la cosa e dove ci porterà la storia. Ottima la fotografia e la CGI pur trattandosi di una serie TV, e mi è piaciuta molto la recitazione della piccola Leia, anche se alcune sue scene, come quella del rapimento, sono al limite del ridicolo in alcune inquadrature. Non importa, i problemi veri in questi prodotti sono altri, e Obi-Wan Kenobi al momento non ne ha. Parentesi finale su una considerazione totale per quanto riguarda le serie TV Lucasfilm/Star Wars, per quanto sia una serie carina, ben fatta e godibile, visto anche cosa è stato The Book of Boba Fett, è evidente e agli occhi di tutti come il vero traino sia The Mandatarian, sia come indotto di merchandising ecc sia come making off delle serie in se. The Mandalorian ad ora rimane anni luce sopra a tutti questi prodotti menzionati.

Fabio Pupin

Quando hanno annunciato la produzione di una serie con Obi-Wan protagonista , ambientata durante i suoi anni su Tatooine, avevo zero curiosità. Immaginavo che avrebbe potuto offrire solo eventi del tutto marginali, per non interferire con “Una nuova speranza”. Certo, c’era il precedente di Rogue One, che era stato capace di trasformare una banale informazione di servizio in un immenso dramma. Ma Rogue One è un precedente solo in apparenza, con personaggi nuovi, che agiscono lontani dalla storia principale e dunque con una libertà pressoché completa.

Di Obi-Wan sappiamo invece tutto – o così credevo -. Sappiamo dove lo abbiamo lasciato, dove lo ritroveremo (in mezzo si collocano un tot di fumetti, appunto, marginali) e quanto stretto sia il passaggio attraverso il canone. Quello che non sappiamo è come se la passa lui. Quanto pesa la distruzione della Repubblica, degli Jedi? Quanto pesa aver dovuto affrontare il suo più fraterno amico?

Lo scopriamo: tanto. I primi tre episodi costruiscono un personaggio sconfitto, quasi perduto, con tutto il tempo necessario. Un Ben morto dentro, che arranca giorno dopo giorno e la cui missione, quella di sorvegliare Luke, è ormai l’unico precario appiglio. Ma è anche e soprattutto una scusa dietro cui nascondersi. Solo il rapimento della piccola Leia sarà in grado di fargli trovare un barlume per rimettersi in piedi. Ma essere saldi è un altro conto. Ad ogni passo il senso di perdita si presenta come un pugno in faccia. È nello sguardo del vecchio clone, è negli atteggiamenti di Leia. Sono quelli i combattimenti che Ben deve affrontare. È così che Reva gli infligge il colpo più duro: Anakin è vivo. Lo sta cercando. Vuole vendicarsi. Ben non è né pronto né intenzionato ad affrontarlo.

Quella di Ben finora è quindi una decostruzione di Obi-Wan. Il tempo degli “hello there!” è passato. Il duello su Mustafar diventa ancor più tragico. Sono tre episodi in cui il ritratto di Ben, non più Obi-Wan, si prende gran parte della narrazione e per me è un grandissimo pregio.

Allo stesso modo trovo riuscite, nel tempo che si prendono così come nei modi, le costruzioni degli altri personaggi. Gli Inquisitori, gelosi l’uno dell’altro, mossi unicamente dalla volontà di compiacere il loro padrone, schiavi del potere che può loro concedere. Reva, che sembra invece spinta da un rancore personale. Ma anche i personaggi secondari. Freck, l’uomo talpa, che è davvero un tipo simpatico, ma anche un maledetto collaborazionista. E al contrario Tala, ancora una volta ad aggiungere profondità ai mille volti di chi resiste all’Impero.

Ovviamente trovo smodatamente adorabile Leia. Azzecatissimo il casting, dalla statura alla somiglianza. Personaggio scritto ottimamente. Riuscitissima l’interpretazione. Il compito di smuovere gli eventi è suo, ed è suo anche quello di guardare dentro i personaggi.

Infine Anakin. Perché quello che vediamo dietro il casco non è ancora – non del tutto – Darth Vader. È Anakin. È ancora ossessionato dalla tortura subita. Vuole restituirla a Obi-Wan e quando si trova davanti solo Ben allora ci gioca, si prende, ancora una volta, tutto il tempo e tutta la crudeltà che vuole. Per ora il “rematch del secolo” si sta costruendo così e per quanto la comparsa di Anakin sia stata solo un assaggio mi è sembrata coinvolgente.

Ora che mancano tre episodi ho voglia di sapere come finirà. Non l’esito degli eventi, che sappiamo già e infatti non è quello il punto. Come finirà per i protagonisti. Come ne usciranno. Cosa imparerà Leia? Cosa ne sarà di Reva e delle sue speranze? Come arriveremo al Darth Vader più macchina che uomo, lui stesso convinto di aver seppellito per sempre Anakin? Come arriveremo al vecchio Ben che conosciamo? Di nuovo a quegli occhi scaltri e ironici da Obi-Wan?

NB

Chiaro, ho volutamente omesso di commentare tutti i difetti di cui il fandom disquisisce. Tolta quella grossa fetta di critiche che trovo letteralmente incomprensibili – una su tutte il termine “adulto”, che evidentemente io uso in altro modo -, trovo quelle più ragionevoli comunque trascurabili. Mi piacerebbe anche approfondire, ma devo prima trovare una traduzione appropriata di “delusional”, un aggettivo che in italiano si perde, o diventa perfino offensivo, e che invece mi pare descriva molto bene il problema dei fan di Star Wars.

Manuel Bettuzzi

Mi trovo sempre più in difficoltà a recensire prodotti Star Wars. Questa difficoltà non nasce direttamente dal prodotto in se, ma dalle mie opinioni personali da fan che spesso e volentieri vanno in contrasto con quello che, il Manuel “non fan” definirebbe mediocre o appena passabile.

Obi-Wan Kenobi. Un nome, una leggenda, una storia, un mare di ricordi e tante sensazioni. Ma una serie dedicata al nostro amato maestro Jedi era veramente necessaria? La risposta da parte mia è no.
Per quanto mi stia godendo moltissimo questa serie, sia follemente innamorato del personaggio di Leia bambina e del rapporto che ha creato con Obi-Wan, trovo tutto “forzato”; questo voler per forza rimpinzare lo spettatore con quello che vuole e chiede, a costo di distaccarsi dal filone narrativo principale che per comodità chiameremo “Mando-Verse”.

Questo è l’unico fan-service che non riesco apprezzare, quello che vorrei andasse a morire nei prossimi anni. Star Wars deve trovare il coraggio di andare oltre, cambiare personaggi, creare nuovi miti. Le vecchie leggende non devono morire, ma devono essere “una comparsa” gestita bene nel nuovo Star Wars. Questo, per lo meno, è quello che vorrei io.

Ho voluto fare questa doverosa premessa prima di recensire i 3 episodi visti fino ad oggi, perché come leggerete, mi sono piaciuti, alcuni anche tanto, ma siamo lontani da quello che voglio davvero.

Bene ora che vi siete sorbiti il mega pippone di introduzione, cazzatevi sta rece.

Obi-Wan Kenobi dimostra che, dal 2019, qualunque cosa si discosta da Mando perde inspiegabilmente di mordente e spessore. I n s p i e g a b i l e. Deborah Chow, che ha diretto magistralmente uno degli episodi della prima stagione di Mando, sembra volersi concedere a questa serie solo per il 10% delle sue capacità. Regia pigra, fotografia monotona salvata solamente dai protagonisti, che stanno dando una prova attoriale di grandissimo spessore.

Una prima puntata lenta, forse troppo, ma che ci aiuta a capire quanto sia duro e monotono l’esilio di Obi-Wan. Nella seconda puntata si parte decisamente meglio, azione ben gestita e… l’ennesimo inseguimento lento (bel marchio di fabbrica Lucasfilm clap clap). FINALMENTE arriva la terza puntata e salva il salvabile – per quello che può.

Voglio concentrarmi particolarmente su questo episodio siccome ha diviso molto il fandom: io l’ho trovato gestito molto bene e, soprattutto, Vader fa paura. Se non vi piace un Vader che rompe colli a ragazzi e trascina vecchie urlanti su Disney + mi spiace, ma a me piace moltissimo. Le frasi che pronuncia sono odio puro, terrore, esattamente quel terrore che vuole far vivere al vecchio maestro, perché la morte è troppo semplice. A lui il dono della morte è stato negato, gli è stata lasciata solo sofferenza.
Purtroppo però, tolto questo, il resto rimane “cheap”. Fotografia non troppo coinvolgente, regia degna della recita di terza elementare di mia figlia e si vola sulle ali di “Vabbè tanto c’è Vader che salva tutto”. Fortuna hanno avuto ragione.

Chiudo dicendo che Luca Ward mi piace un botto, sono felice sia lui a dare la voce a Vader anche se, probabilmente un po’ più di distorsione non farebbe male. Ultimissima cosa: per favore mettete una colonna sonora a questa povera serie perché ne ha davvero bisogno.

Voto complessivo: 7 (ridatemi Mando)

Claudio Rossetti

Finalmente dopo tanta attesa arriva su Disney+ la serie dedicata a uno dei personaggi chiave della saga di Star Wars: Obi-Wan Kenobi!

Ma questa lunga attesa avrà soddisfatto le mie personali aspettative?

Scopriamolo:

Per quanto mi riguarda la risposta è assolutamente Sì!

Certo stiamo parlando dei primi 3 episodi della serie quindi forse è ancora presto per poter dare un giudizio completo, ma se il buongiorno si vede dal mattino questo è decisamente un buongiorno!

Finalmente mostrano il lato di Kenobi che ancora non conoscevamo ma che sapevamo avesse affrontato: la frustrazione del fallimento!

E accidenti se la cosa si vede, anzi oserei dire che trasuda dallo schermo (perlomeno per me è stato cosi), ogni episodio vivo con lui quel senso di angoscia e frustrazione per aver fallito nella missione affidatagli dal suo precedente maestro, Qui-Gon Jinn, ovvero addestrare il ragazzo, Anakin Skywalker.

Sappiamo tutti come è finita la storia ma quello che non sapevamo è quanto sia costato questo fallimento a Kenobi?

Molto, lo troviamo come quasi un vagabondo tra le sabbia di Tatooine, si è completamente chiuso alla Forza e isolato dalla galassia tanto da non sapere che il suo vecchio apprendista e amico è ancora vivo ed è più intenzionato che mai a trovarlo e fargliela pagare per averlo reso più macchina che uomo.

Conosciamo finalmente Reva, personaggio che sto amando alla follia, tenace e ribelle e soprattutto guidata da Lord Vader in persona alla caccia di Kenobi. Tanto vicina al Signore Oscuro che conosce la sua vera identità. Disposta a tutto pur di scovare il vecchio Kenobi anche rapire la bambina di un suo vecchio amico e alleato durante la guerra dei Cloni, la Principessa Leia.

Ma veniamo appunto a un altro punto forte della serie fino ad ora: la piccola Principessa che nonostante abbia circa 10 anni già mostra di avere un bel carattere riconducibilissimo alla sua versione adulta vista nella trilogia classica. Forse in alcuni momenti anche troppo?

Secondo me si, ho trovato davvero esagerato questo suo essere prorompente tanto da guidare il maestro in alcune scelte come visto nell’ultimo episodio e salvarlo in corner durante il tragitto che hanno fatto in compagnia dei soldati imperiali. Insomma forse un pochino esagerato ma diciamo che nel complesso ci sta è pur sempre la Principessa Leia e Ben ormai è totalmente fuori dalla lucidità che un tempo lo caratterizzava.

Adesso quello che secondo me è stato il punto più alto: l’incontro con Vader!

Mamma mia ragazzi quanto mi è piaciuto questo ultimo episodio!!

Vediamo un Darth Vader spietato, cattivo e senza alcun freno, per me Luca Ward come doppiatore ci sta da Dio ( peccato per la scena senza respiro durante il dialogo con Reva ) e il personaggio è coerentissimo con quanto visto fino ad ora.

Cioè parliamo di un Vader che arriva in questo villaggio in cerca di Kenobi e uccide un padre di famiglia soffocandolo e il figlio rompendogli il collo!!!

Vi rendete conto?

Mamma ragazzi che scena, non riesco a togliermela di dosso, per non parlare dell’incontro poi con il suo vecchio maestro.

Anche qui troviamo una coerenza con la trilogia classica che non era scontata, non è il solito duello di spade laser, è più un gatto che gioca con topo.

Qua, Vader, vuole divertirsi con il suo vecchio maestro che gli ha provocato tanta sofferenza, lo insegue, lo spaventa, tanto da disorientarlo. I movimenti poi ritroviamo quelli visti un po’ nella vecchia trilogia, cioè meccanici e privi di acrobazie come quelle viste in Star Wars Ep. 3: La vendetta Dei Sith.

Insomma a me ha soddisfatto a pieno, ho respirato quell’aria che tirava ai tempi della trilogia prequel che sinceramente mi mancava.

Personalmente sto davvero apprezzando questo viaggio interiore del vecchio Kenobi che ora si fa chiamare Ben. Rappresenta per me come un uomo che affronta le sconfitte della vita e in questo Ewan McGregor è davvero bravissimo a farlo arrivare a chi guarda dall’altra parte. Sperduto, disorientato e afflitto a tal punto da cercare ancora la guida di Qui-Gon ma senza ricevere risposta da quest’ultimo. Cioè è davvero il lato del maestro Kenobi che volevo vedere!

Questa è comunque una mia opinione personalissima e discutibilissima ma al momento mi sento dire che questa serie è ciò che volevo e spero vivamente di non cambiare idea!

Per me dunque voto 9/10.

Nicola Cancellara

Obi-Wan Kenobi ha fatto molto parlare di sè sin dall’annuncio risalente all’Investor Day del 10 dicembre 2020. Il nuovo show Lucasfilm a tema Star Wars è infine approdato sulla piattaforma streaming di Disney poco meno di due settimane fa, e ad oggi noi tutti abbiamo avuto modo di visionarne la prima metà. Essa ci ha mostrato un Obi-Wan stravolto, tormentato dal suo passato, un uomo molto diverso dal famoso Jedi della trilogia prequel: dopo aver perso il suo maestro, la sua amata e dopo aver combattuto una guerra inutile e fittizia, imbrigliato come tutti dal Lato Oscuro della Forza, ha perso tutti i suoi compagni, primo tra tutti Anakin, suo fratello ancor prima che suo discepolo. Certo della morte di Skywalker su Mustafar, Obi-Wan si ritira in esilio su Tatooine, a compiere la sua ultima missione: vegliare su Luke, la nuova speranza contro il male che ormai domina la galassia. Il primo episodio della serie ci mostra molto bene la sua routine e i suoi tormenti, al punto da risultare “noioso” per molti solo in quanto privo di azione, ma è doveroso osservare quanto sia importante mostrare l’aspetto introspettivo dell’uomo ormai ombra di se stesso per rendere onore al personaggio, alla luce di quanto sottolineato sopra. In parallelo, nel primo episodio vediamo una mini-Leia magistralmente interpretata da Vivien Lyra Blair (forse un po’ troppo magistralmente: la sceneggiatura rende la giovane figlia adottiva del Senatore Organa probabilmente un po’ troppo “adulta” per la sua età, in termini di pensieri e soprattutto affermazioni, più che comportamenti). Il rapimento della piccola rappresenta il pretesto per far sì che Obi-Wan lasci Tatooine: niente di inaspettato, tenendo conto dei vecchi rumor nonché del fatto che in quest’epoca storica di Star Wars Leia è l’unico personaggio di pari importanza rispetto a Luke. Il resto è storia: inutile soffermarsi in questa sede sul plot degli episodi, che sicuramente avete tutti già visionato. Meravigliose le chicche che lo show ha riservato finora: il cameo di Temuera Morrison che interpreta un veterano delle Guerre dei Cloni ormai dimenticato dall’Impero e ridotto a chiedere l’elemosina a bordo strada su Daiyu; il ruolo di Flea dei Red Hot Chili Peppers come rapitore di Leia per conto di Reva, aka Terza Sorella (come dimenticare il brano Californication e il verso che recita “And Alderaan’s not far away,…”?). A proposito degli Inquisitori, davvero ottima la loro messa in scena in live action, a parte il naso ancora un po’ storto per l’estetica del Grande Inquisitore (nulla da dire, invece, all’interpretazione di Rupert Friend). Il personaggio di Reva è davvero fantastico: cattiva, oscura, disposta a inimicarsi i suoi superiori pur di raggiungere il potere ed entrare nelle grazie di Lord Vader. Il finale del secondo episodio rappresenta uno dei momenti più alti, con appunto Reva che nel tentativo di stanare Obi-Wan gli rivela che il suo vecchio padawan è tutt’altro che morto: la notizia “riaccende” la tipica connessione tra maestro e apprendista, il primo sconvolto, il secondo furioso. Ed è così che, nel terzo episodio, assistiamo finalmente al ritorno vero e proprio di Darth Vader. In un crescendo continuo, la serie ci porta allo scontro tra i due, uno scontro dai sapori di Episodio IV. E va benissimo così. Obi-Wan non è ancora al pieno delle sue forze, tutt’altro, e Vader dal canto suo non è minimamente intenzionato a ucciderlo, non prima di aver “giocato” con lui e averlo torturato a dovere. Badate bene dunque: non è questo il rematch del secolo, non ancora, e confidiamo che, quando lo vedremo a schermo, esso non sfiguri rispetto all’epico duello di Episodio III. Peccato per il doppiaggio italiano: Luca Ward, bravissimo, non è assolutamente adatto a dar vita alla voce di Darth Vader. Non in maniera così poco “mascherata”, perlomeno. Fatevi un favore, quindi, e (ri)guardatevi tutto lo show in lingua originale. E tifiamo tutti insieme per il ritorno di Quinlan Vos!

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