Il regista del primo e dell’ultimo capitolo della trilogia sequel di Star Wars, ovver J. J. Abrams, ha rilasciato una lunga intervista a Collider in cui ha parlato delle sue esperienze in franchise di questo tipo e nelle serie tv.
Star Wars – J. J. Abrams racconta la sua esperienza da regista
Dopo aver diretto Episodio VII – Il Risveglio della Forza nel 2015, che fu un enorme successo in termini di pubblico e di incasso, il regista J. J. Abrams è tornato per l’ultimo capitolo della saga di Star Wars nel 2019 ottenendo non proprio ottimi risultati e dividendo molto il pubblico (ricordiamo che Episodio IX doveva essere inizialmente diretto da Colin Trevorrow). In una recente intervista con Collider, il regista americano ha raccontato quella che è stata la sua esperienza alla guida di due pellicole del franchise di Star Wars e a posteriori si è reso conto che nel nuovo ciclo di storie della galassia lontana lontana è mancato un obiettivo comune ed una certa programmaticità.
Anche se Abrams non cita espressamente la saga di Star Wars il suo riferimento è chiaro. Ecco le parole del regista:
Sono stato coinvolto in numerosi progetti – per la maggior parte serie tv – che si basavano su certe idee di partenza grazie alle quali avevi l’impressione di sapere dove si sarebbe andato a parare, a volte poteva capitare che arrivasse un nuovo attore o che ci fosse una relazione che, così come era scritta, non funzionava, o ancora che ci fossero alcuni elementi che pensavi sarebbero stati accolti bene, ma che poi invece non rendevano, o altri per cui pensavi ‘è solo un momento poco importante’ oppure ‘Questo è un personaggio per un solo episodio’ che, improvvisamente, si trasformavano in parti importantissime della storia. Ritengo di aver imparato una lezione, che mi è diventata ancora più chiara in questo ultimo anno di pandemia al lavoro con gli sceneggiatori: bisogna pianificare le cose nel miglior modo possibile per riuscire a dare delle risposte a problematiche inaspettate. Le insidie possono presentarsi in diverse forme e ritengo che non ci sia cosa più importante del sapere dove stai andando con una determinata storia.
Ho lavorato a progetti in cui avevamo delle idee sulle quali non avevamo lavorato abbastanza e, altre volte, mi è capitato di avere delle idee che non mi è stato poi concesso sviluppare nella maniera che io e il mio team volevamo. Mi sono ritrovato in tutti i tipi di situazione: quelle in cui programmi qualcosa in un certo modo e ti ritrovi a fare qualcosa di diametralmente opposto che può anche funzionare tanto da farti pensare ‘Wow, alla fine è venuto bene’, altre in cui pensi ‘Non riesco a credere che ci ritroviamo in questa situazione’, in cui le cose non funzionano per come ti sei pianificato il lavoro e altre ancora perché proprio non avevi un piano fin dall’inizio.
Non puoi mai saperlo davvero, ma ho imparato, talvolta in modo tutt’altro che piacevole, che programmare le cose è fondamentale perché altrimenti non sai davvero cosa stai andando a creare. Non sai quali a quali elementi dare risalto. Perché se non sai come gestire la storia, ti ritrovi a essere bravo quanto la tua ultima scena, la tua ultima battuta o il tuo ultimo effetto speciale, mentre il tuo obiettivo è guidare verso qualcosa di indimenticabile.
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Fonti immagini: collider.com, lucasfilm.com