In un’intervista al New York Times, la showrunner Leslye Headland ha parlato della nascita e dello sviluppo di The Acolyte, l’attesissima serie Star Wars in uscita la prossima settimana.
Intervistata il 29 maggio dal giornalista Brooks Barnes, Leslye Headland e la presidente di Lucasfilm, Kathleen Kennedy, hanno raccontato la genesi e lo sviluppo della nuova serie Star Wars in uscita la settimana prossima su Disney+ scatenando anche una certa discussione online nel fandom.
Fan da quando ha memoria della saga di Star Wars, Leslye Headland è diventata famosa con Russian Doll, serie sci-fi comedy di Netflix uscita nel 2019, che aveva come protagonista Natasha Lyonne nel ruolo di una coder di videogames che si trova a rivivere in loop il suo 36esimo compleanno.
The Acolyte – che uscirà mercoledì 5 giugno in Italia – è il suo primo progetto ad alto budget: costato circa 180 milioni di dollari per 8 episodi, ha richiesto quattro anni tra sviluppo e produzione. Pare che sia stato “pitchato” (ovvero presentato) a Kathleen Kennedy, come Frozen incontra Kill Bill e pare anche che Kennedy l’abbia comprato immediatamente.
Il primo trailer della serie ha raggiunto 51.3 milioni di visualizzazioni nelle prime 24 ore, un vero e proprio record assoluto per una serie Star Wars: un numero così alto non era mai stato raggiunto nemmeno da The Mandalorian, a dimostrazione che c’è una gran fame di Guerre Stellari.
Headland ha parlato della sua scelta di posizionare cronologicamente The Acolyte agli albori della timeline di Star Wars – questo ovviamente considerando l’inizio della suddetta timeline con Episodio I. Una scelta voluta, per evitare problemi di “canonicità” e avere una maggior libertà creativa.
The Acolyte è un mystery-thriller, la cui premessa è semplice: c’è qualcuno che va in giro a uccidere i Jedi in un momento in cui i Jedi sono al loro apice, ovvero l’Alta Repubblica. Ci troviamo infatti in un’era fino ad ora esplorata solo in libri e fumetti, che ci mostra una galassia in cui la Repubblica e l’ordine Jedi sembrano essere invincibili.
Headland ha rassicurato i fan: non sarà necessario aver letto nulla del Progetto Luminous (così si chiamava inizialmente il progetto editoriale). Anzi ha raccontato che nello scegliere il suo team creativo ha deciso volontariamente di selezionare parte degli sceneggiatori in base alla loro “non conoscenza” dell’universo creato da George Lucas, come nel caso della ganese-americana Jocelyn Bioh la cui conoscenza di Star Wars si fermava a “Harrison Ford che si aggira nello spazio con un cane gigante”.
L’idea è quella di creare uno show nuovo, che attragga nuovi fan rimuovendo il più possibile il famoso gatekeeping: una scelta intelligente, soprattutto in un momento in cui giganti come Marvel, per fare un celebre esempio, perdono fan e spettatori per colpa di un eccessivo numero di film e serie da recuperare per poter seguire la storia.
Per la regista di Bachelorette e Sleeping With Other People però, alle responsabilità lavorative, si è aggiunto anche l’aspetto emotivo: Headland, come milioni di fan nel mondo, ha trovato nella saga di Star Wars un salvagente durante gli anni da teenager. La showrunner è una vera fan e ha un tatuaggio di una concept art di Ralph McQuarrie raffigurante la Principessa Leia, oltre ad aver letto Timothy Zahn e il suo Erede dell’Impero (1991) e ad aver fatto la coda fuori dal cinema per vedere le special edition di George Lucas nel 1997.
Star Wars è “parte della mia personalità da sempre” – ha detto Leslye Headland – raccontando che si divertiva da adolescente a fare dei film in stop-motion con le sue action figure. Una volta diventata un talento creativo di Hollywood, Headland ha fatto quello che chiunque di noi farebbe: ha chiamato la Lucasfilm e ha avuto diverse conversazioni con loro, fino ad arrivare ad un vero e proprio pitch e alla “commissione”.
La showrunner ha definito The Acolyte sia “il mio più alto obiettivo di carriera” sia un “potenziale fallimento su scala galattica”. Se il progetto, che per Headland è un vero e proprio coronamento di un sogno, fallisse la responsabilità infatti sarebbe in gran parte sua.
Da parte di Lucasfilm però c’è un supporto totale, dimostrato anche dai vasti investimenti di marketing e promozionali, oltre che dalle parole di Kathleen Kennedy (e da Dave Filoni). Kennedy vuole uno storytelling che sia “rappresentativo di tutti” e ha detto che capisce molto bene come “lavorare all’interno di un franchise gigantesco nell’epoca dei social media e con così alte aspettative [dei fan e degli addetti ai lavori- ndr] sia terrificante”. La presidente di Lucasfilm ha anche sottolineato come purtroppo anche Leslye, come altre attrici e creative, ha avuto delle difficoltà online legate al fatto di essere una donna nell’universo Star Wars.
La regista ha raccontato come ha cercato di limitare la sua esposizione alle conversazioni online affidandosi agli amici per capire “che tempo tirasse” ma che comprende la frustrazione dei fan perchè lei stessa si è sentita frustrata in passato nel vedere come venivano raccontate alcune storie raccontate nella galassia lontana lontana. Tuttavia ha giustamente sottolineato come non consideri fan chi si esprime con bigottismo, razzismo e scrivendo commenti che contengono odio e offese personali.
È importante ricordare come Star Wars sia di fatto mitologia contemporanea, oltre che una delle saghe più amate di sempre. Per questo motivo, spesso, lo storytelling non funziona se reso troppo personale o troppo di nicchia: per budget, valori di produzione, storia e anche marketing le storie che racconta devono essere fruibili ad un pubblico il più vasto possibile.
Pare che, se per Rian Johnson (così aveva dichiarato nel 2017 al New York Times) la necessità fosse di cercare di ridurre il più possibile l’impronta personale sul franchise, per Headland, Kathleen Kennedy avesse altri piani. L’esperta produttrice americana ha detto testualmente a Headland in risposta agli script che la showrunner le aveva inviato: “Hai scritto un gran bello show per Star Wars. Ora scrivimi un gran bello show di Leslye Headland”.
In The Acolyte c’è una forte impronta personale ed emozionale: Headland ha pescato a piene mani nella sua relazione complicata con la sorella minore, in cui entrambe si vedono l’un l’altra come la cattiva, per creare questo progetto e l’aspetto emotivo è stato sottolineato anche da Amanda Stenberg, una delle star della serie, che ha sottolineato come lo show sia un dramma familiare ambientato nella galassia di Star Wars.
Personalmente non vedo l’ora sia il 5 giugno e che la forza sia con te e con The Acolyte, Leslye Headland!
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