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[Recensione] The Book of Boba Fett – Chapter 4: THE GATHERING STORM

Ecco la nostra recensione per il quarto capitolo della serie The Book of Boba Fett: The Gathering Storm.

The Book of Boba Fett – Chapter 4: The Gathering Storm, ecco le recensioni di Empira

Prima delle nostre recensioni vi lasciamo i link per gli ulteriori approfondimenti di questo quarto capitolo di The Book of Boba Fett:

Tutti gli Easter Egg della puntataLa puntata live di Empira Series: The Book of Boba Fett

ATTENZIONE! LE RECENSIONI CONTENGONO SPOILER!

Fabio De Bortoli

Questo quarto episodio di The Book of Boba Fett super di gran lunga i due diretti da Robert Rodriguez e si avvicina ai livelli della seconda puntata. Il problema di questa serie si conferma essere proprio Rodriguez il quale, nonostante sia tra i creatori e produttori della serie, non riesce a far conciliare il suo stile con le atmosfere di Star Wars.

La regia di Kevin Tancharoen invece, che ha diretto proprio questo episodio, è chiara e pulita senza particolari guizzi ma priva di sbavature, e ci regala alcune sequenze molto starwarsiane come quella nel palazzo di Jabba per recuperare la Slave I o quella del Sarlacc con l’iconica bomba sismica il cui rumore risuona ancora nelle nostre orecchie.

Con questa puntata si chiude a quella che tutti gli effetti è sembrata una lunga premessa di 4 puntate, andando a chiudere la serie di flashback che ci hanno raccontato gli eventi di Boba da Episodio VI alla serie The Mandalorian, e ha posto finalmente le basi per il conflitto finale della serie.

Il finale, con quelle poche note, è la ciliegina sulla torta di una puntata che con il giusto fan service riesce ad esaltare lo spettatore, e ci fa intuire come si evolveranno gli eventi negli ultimi episodi.

Il personaggio che ne esce meglio da questa puntata è sicuramente quello di Fennec Shand, che si dimostra ancora una volta decisa nelle intenzioni e nei movimenti e spietata nei momenti giusti, con la regia di Tancharoen che riesce ad esaltare le abilità di combattimento del personaggio.

Come in ogni puntata, ho apprezzato i riferimenti ai vari prodotti della saga inseriti nelle diverse sequenze e gli omaggi al cinema che ha anche ispirato lo stesso George Lucas, nel caso di questa puntata i gangster movie anni 70.

Tra i nei dell’episodio, seppur piccoli a mio parere, posso citare la poca chiarezza del salto temporale di circa 5 anni che avviene all’inizio del flashback (elemento che può disorientare gli spettatori meno attenti) e il dare per scontato il background di Black Krrsantan relativamente ad una sua azione sul finale.

Nel complesso, questo quarto episodio è uno dei migliori della serie finora, e pone le basi per il finale che attendo con molta trepidazione e hype. Boba Fett è pronto ad entrare in guerra, e noi lo accompagneremo.

Francesca Tulli

Ramingo a dorso di una Bantha dopo aver lasciato l’accampamento Tusken barbaramente distrutto dai Kintan Striders, Boba Fett logorato dal senso di colpa nuovamente solo (nel passato) trova esanime Fennec Shand accovacciata sulla sabbia di Tatooine e le salva la vita. La fa “riparare” da un ragazzo nella sua officina alla periferia di Mos Eisley. Fennec è una cyborg e grazie alla sua fama di “Maestra assassina” e cacciatrice, si guadagna una valida alleanza con Fett, aiutandolo nell’impresa più esaltante vista fino adesso nella serie.

Recuperare la sua nave la Cannoniera Firespry-31 (meglio conosciuta con il suo nome controverso Slave-1) dal palazzo (che fu) di Jabba. Droidi! Droidi dappertutto nelle cucine dove i due si intrufolano come topi per passare inosservati, un espediente divertente e classico, una gioia per chi apprezza la poca CGI.

Arrivati difronte alla nave, dopo una sparatoria contro gli sgherri di Bib Fortuna i due riescono a portare a termine la missione per scegliere la prossima destinazione. Qui il nostro protagonista con la fredda calma che lo contraddistingue si mette sulle tracce dei Kintan Striders, li trova a bordo dei loro Speeder Bike e li massacra con la sua nave a colpi di cannone laser infuocando il Mare delle Dune, con misurata e tremenda vendetta dimostrandosi capace di scindere con giudizio quando mostrarsi clemente e quando punire l’ostilità. Si ritrova nuovamente a faccia a faccia con il Sarlacc alle pendici del pozzo di Carkoon, nel cammino verso la ricerca della sua armatura (questa sequenza ci regala uno scenario davvero suggestivo).

Stanco di essere un cacciatore di taglie, dopo aver capito di avere bisogno di una “tribù” per avanzare verso la gloria, lasciandosi alle spalle i vermi per cui ha sempre lavorato e convincendo Fennec a fare lo stesso (più tardi nel presente) siede al tavolo con i potenti e gli chiede di prendere una posizione neutrale durante l’imminente guerra contro il Sindacato dei Pyke, si avvale della fedeltà del Wookiee Black Krrsantan ottenuta dopo averlo liberato e si prepara a chiamare altri alleati fatti di “muscoli” e (da come ci suggerisce l’inconfondibile motivetto sul finale) “beskar”.

Gianluca Checcarini

In questo quarto episodio per quanto mi riguarda si inizia ad intravedere la luce in fondo al tunnel, un tunnel finora buio e pieno di fitta nebbia dal quale era difficile uscirne. Spero di non illudermi ma andiamo con ordine. Rimango dell’idea che la vera trama interessante di questa serie TV sia, un po’ per assurdo, la parte flashback: nonostante si sappia dove è arrivato Boba è davvero interessante e ben raccontato il come ci sia arrivato. Questa volta però anche la breve parte finale, ambientata nel “presente”, da l’idea di partire orizzontalmente lato trama di stagione, era l’ora.

Sempre sul pezzo le music, ho amato il richiamo della colonna sonora nel momento dell’incrocio di trama con The Mandalorian durante il salvataggio di Fennec. Nonostante qualche attimo in cui la sospensione dell’incredulità viene messa a dura prova trovo questo episodio il migliore e come pensavo arriveremo verso gli ultimi 2 ad avere il vero succo di stagione, dopo troppe puntate di setting fitte di errori di scrittura, durata e montaggio che avevano messo a dura prova la pazienza dei fan più sfegatati e avevano fatto abbandonare la visione al pubblico più casual. Fiducioso.

Manuel Bettuzzi

PREGO SEDUTI.

2 a 2 palla al centro e la partita è riaperta! Boba come suo solito non vuole morire.
Dopo una terza puntata caratterizzata – purtroppo – da una regia imbarazzante, finalmente, abbiamo una puntata BOMBA.
Gli spiegoni (più che necessari) ci raccontano il cambiamento di Boba Fett e le motivazioni che lo hanno portato a un cambiamento così radicali. Ho trovato questa parte molto potente, forte, mi ha colpito e soprattutto mi ha convinto. La scena davanti al fuoco, dove dice a Fennec che il tempo con i Tusken non l’ha reso debole, ma al contrario, lo ha reso più forte, nel mio caso ha colpito nel segno.
Uno dei punti più forti di questo episodio credo sia proprio la regia, che riesce a rendere veramente belle anche scene di dubbio gusto come quella che si svolge nella cucina del palazzo; in qualche modo riesce anche a dare una luce diversa ai tanto odiati “vespisti”, sebbene al momento rimangano ancora molto lontani dai classici toni di Star Wars e della serie stessa.

Le scelte del personaggio, le battute, finalmente ci riportano a quel Boba che abbiamo visto in The Mandalorian 2 e che tanto mi era mancato. Cinico, calcolatore, irruento e pronto a combattere per la causa in cui crede. Ci troviamo difronte ad un Boba che non ha intenzione di tirarsi indietro davanti alla guerra che lo attende, che calcola con attenzione ogni sua mossa e cerca di preparare il campo di battaglia a suo vantaggio.

Altro punto di forza della puntata è sicuramente Krrsantan, che con scene d’azione bellissime e un gesto che caratterizza fortemente il persanggio, entra di diritto nei personaggi più fighi della saga.

Finale elegante che ci regala mille emozioni, con un cameo-non-cameo che lascia presagire un’impennata netta della serie. Din Djarin sta per tornare a combattere la guerra di Boba Fett.

Una Maestra Assina, un gladiatore Wookie, un Cacciatore di taglie Mandaloriano in Beskar e con la Spada Oscura nel team di Boba Fett che possiede un Rancor addestrato? Count me in.

Spero nell’arrivo di altri Mandaloriani e che Boba stesso si unisca alla causa di Mandalore, perché come ci insegna lui stesso: arrivi solo fino ad un certo punto senza tribù.

Voto: 8,5

Marco Puglia

Evidentemente le puntate pari riescono meglio di quelle dispari! Scherzi a parte, questo quarto episodio raggiunge un livello di soddisfazione pari al secondo, con un racconto che risulta più chiaro, più diretto e con un Boba Fett finalmente più deciso e determinato.

I problemi generali rimangono, come ad esempio una narrazione ancora non soddisfacente (non si spiega come Boba possa essere sicuro di trovare la sua armatura nel Sarlacc quando ne è uscito avendola ancora indosso), dialoghi che risultano in certi momenti assurdi, i mods che continuano a essere troppo puliti per essere credibili nel contesto in cui sono inseriti e, nello specifico di questo episodio, un salto temporale che non ci viene assolutamente spiegato. Detto questo, mettendo sull’altro piatto il buono visto in questo episodio, l’ago della bilancia pende senza dubbio verso un voto molto oltre la sufficienza.

Una delle prima note positive è rappresentata dalla spiegazione, forse un po’ tardiva, ma sempre gradita, delle motivazioni che spingono Boba Fett in questa sua vita post cacciatore di taglie. Dopo la sua esperienza insieme ai Tusken ha capito che non aveva più senso “morire per degli idioti” (cit.) ed era giunto il momento di fare la differenza guidando un Gotra.

Ma la vera differenza, rispetto soprattutto alla prima e alla terza puntata, è la determinazione dei personaggi in campo, a partire da Black Krrsantan che finalmente strappa braccia come tradizione vuole, passando da Fennec Shand che si conferma una combattente letale anche dopo aver subito una delicata operazione di ricostruzione dello stomaco, fino allo stesso Boba Fett che una volta liberata la sua cannoniera (per me sarà sempre la Slave I) decide di vendicarsi sterminando la banda di bikers nikto (molto esplicativa la sua espressione) e di mettere in riga gli altri capi criminali grazie alla minacciosa presenza del rancor.

Nota piacevole, anche se forse non necessaria, il siparietto nella cucina del palazzo di Jabba, con una citazione al Generale Grievous e un droide caccia-topi che impegna non poco il nostro ex-cacciatore di taglie prima di spegnersi per la paura.

Un breve discorso a parte mi sento di dedicarlo alla scena finale, quando in maniera perfetta ci viene anticipato l’arrivo di un personaggio che abbiamo imparato ad amare e ci suggestiona su quello che potrebbe essere il finale della stagione. Il tema musicale The Mandalorian è un chiaro indizio sul fatto che gli alleati necessari a combattere il sindacato dei Pyke saranno proprio i mandaloriani, a partire da Din Djarin e, speriamo, anche altri che lo seguiranno grazie alla Dark Saber.

Si prepara quindi una squadra finale di tutto rispetto per la guerra che incombe: la coppia Boba Fett e Fennec Shand (il primo probabilmente a cavallo del rancor), il gladiatore wookiee Black Krrsantan, il gruppo dei mods, Din Djarin seguito da Bo Katan e Koska (forse con l’aggiunta di qualche altro mandaloriano) e magari qualche sorpresa che ci faccia sobbalzare sul divano.

A questo punto l’hype è servito!

Voto finale: 8

Rebecca Micol Sergi

Questa puntata è la rivincita del pubblico che ha avuto pazienza. Ricca di azione e citazioni alla Trilogia Originale, finalmente Boba mostra cosa significa essere un signore del crimine con un passato dal cacciatore di taglie, mostrando finalmente la sua vera natura.

Le prossime puntate? La soundtrack di questa puntata ci dà già un indizio… che sia l’inizio di una nuova carrellata di apparizioni?

Roby Rani

Eccallà! Senza Bobby Rodriguez si torna a rendere la serie interessante e il perché è molto semplice, la puntata è girata come ci si aspetta, bene, o quantomeno in modo standard.

La sensazione è quella di voler “sistemare” la confusione dei capitoli dispari. Mette a posto diverse cose e spiega, forse troppo smaccatamente, altre cose importanti, ma almeno sembra tutto molto più chiaro e lineare.

Continuano ad esserci momenti e battute fuori luogo, verissimo, ma in generale si arriva al punto, quel punto che forse, forse, si doveva raggiungere molto prima. L’idea di un prologo di 4 puntate su una serie da 7 è molto particolare e non credo paghi totalmente a viaggio finito, ma tant’è che questo è quello che ci è stato dato.

Ci sono diversi momenti molto ma molto fighi e Boba sembra essere tornato quello della trilogia classica. Molto più sul pezzo e decisamente cazzuto.

Torna il mondo “MOD” (chiamati così dalla stessa Fennec) ed è chiaro quanto questa nuova appendice starwarsiana sia figlia dei giorni in cui viviamo con un design e una colonna sonora che sono molto lontani dall’immaginario comune di Star Wars ma molto vicini al mondo di Alita.

È un bene? Non saprei, forse si… Non per i boomer come me, ma forse per le nuove generazioni di “ragazzini” si… Forse.

Ci sono diversi momenti memorabili in questa puntata realizzata sempre molto bene dal lato visivo e, nel finale, ma non solo, si comincia a mettere in campo un particolare pezzo grosso anticipato palesemente dal tema musicale che solitamente lo accompagna.

Oh, non vediamo nessuno eh, ne sentiamo solo il tema.

Prepariamoci per tre puntatone piene di roba…

Si spera.

Marco Menegazzi “Il Memmy”

Benvenuti a “The rollercoaster of Boba Fett” dove un po’ si sale e un po’ si scende!

L’episodio 4 è risultato sul 2 a 2, con metà episodi sotto la soglia della sufficienza e metà sopra, così come questo episodio che fino a metà non aveva convinto, anzi avrei fatto a meno di rivedere i giovani rampolli cyberpunk (ma almeno abbiamo scoperto che a Fennec hanno aggiunto il mana), ma che poi è stato un crescendo: dalla riconquista della Slave I (si la Slave F**g I), le vendette con i bikers, il Sarlacc e la riunione delle famiglie che governano Tatooine.

Sicuramente una puntata solida, anche se non all’altezza della qualità visiva di gran parte delle puntate di the Mandalorian ma con alcune chicche davvero interessanti: la citazione a Grievous del “robot da cucina”, BK che amputa il braccio al trandoshano, sfidando il buonismo Disney ma soprattutto un Boba più “incazzato” che mostra le unghie (del Rancor) durante la cena e che si prepara a dar battaglia agli invasori Pyke.

Aggiungo però una nota personale al finale di puntata che fa presagire un ritorno eccellente e che da una parte aumenta l’hype per la prossima (per la prima volta dall’inizio) ma che dall’altra mi ha dato l’idea che lo show non sia in grado di stare in piedi da solo, senza far intervenire qualcuno dall’esterno a salvare la baracca. Soprattutto se questo qualcuno proviene dalla serie “principale” di cui TBOBF è uno spin-off. Avrei personalmente voluto che Boba fosse il Boba del nostro immaginario e non che dovessimo sperare nell’arrivo della cavalleria. Voto 7- per qualche sbavatura.

Alessandra Bosello

Questa serie continua a piacermi, ma con delle riserve. L’episodio precedente, alla cui sfortunata regia vi era stato Robert Rodriguez, non mancava di difetti, di una certa pigrizia nel montaggio di alcune scene e di combattimenti al limite del ridicolo (per non parlare poi dell’inseguimento finale!). Inutile dire, quindi, che le mie aspettative, questa settimana, non erano basse, di più. A dispetto di ciò, però, “La tempesta incombe”, quarto capitolo di The Book of Boba Fett, è stato una piacevole sorpresa.

In questo episodio, Boba, volendosi vendicare degli assassini dei suoi compagni Tusken, decide di recuperare la sua nave e, per farlo, si avvale dell’aiuto di Fennec Shand. Già qui, mi sono fomentata perché questo episodio si collega al Capitolo 5 della prima stagione di The Mandalorian, spiegandoci cosa succede successivamente dopo. Fennec, quasi in fin di vita, viene salvata da Boba che le fa apportare alcune modifiche a livello dello stomaco. Nonostante in Star Wars, questo genere di medicamenti sia piuttosto comune (basti pensare alla mano di Anakin e a quella di Luke), trovo sempre particolarmente interessante questo lato fantascientifico della saga.

Passando oltre, mi è piaciuta l’alleanza che si è formata tra Boba e Fennec: si vede che tra loro vi è una certa complicità e che il loro team funziona molto bene. Inoltre, già in The Mandalorian, avevo apprezzato il personaggio di Fennec, che in questa serie sto imparando ad amare ancora di più. Mi piace molto caratterialmente, è la tipica donna con le palle che in Star Wars non deve mancare mai.

Anche Boba, qui, riconquista il suo lato più autentico: lo vediamo vendicativo (la sua espressione mentre spara senza pietà sui biker, dice tutto), ma anche persuasivo e, quasi, bastardo (quando minaccia i suoi commensali con il rancor). Inoltre, il fatto che sia completamente guarito, mi fa pensare che non vedremo più i flashback mentre è immerso nel bacta.

Una piccola parentesi, invece, voglio farla per Black Krrsantan, il cui combattimento sembra quasi voler ‘oscurare’ quello dell’episodio precedente, quando è stato messo al tappeto da un gruppo di ragazzini e da un dardo che gli ha sfiorato a malapena la mano. Ci voleva tanto a farlo combattere come si deve fin dal principio? Da lettrice dei fumetti, mi ha sempre affascinato il suo personaggio e mi è dispiaciuto il trattamento che gli hanno riservato nel Capitolo 3.

Per concludere, questo episodio mi è piaciuto molto e credo che sia il migliore tra quelli usciti finora (senza parlare che a livello fotografico, in alcuni punti, è davvero spettacolare!). L’unico dubbio che mi rimane e che non vedo l’ora di fugare con la visione dei prossimi episodi è… perché alla fine si sente l’OST di The Mandalorian? Vedremo apparire a sorpresa anche Din Djarin?

Queste sono le nostre opinione sul primo capitolo. Quali sono le vostre? Fatecelo sapere nei commenti.

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