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[Recensione] The Mandalorian 2 – Chapter 9: The Marshal

L’atteso momento è arrivato, abbiamo finalmente visto e rivisto la prima puntata della seconda stagione di The Mandalorian e di seguito trovate le nostre recensioni.

The Mandalorian 2 Chapter 9: The Marshal, ecco la recensione dei redattori Empira

ATTENZIONE! LE RECENSIONI CONTENGONO SPOILER!

Daniele Mazzoli

Ho visto “Part 9” (cit.) di The Mandalorian. 

Doverosa premessa. 
La visione è stata alle 23 abbondanti dopo una giornata infinita e, soprattutto, dopo aver letto messaggi di assoluto entusiasmo praticamente da chiunque. 
Nonostante questo non avevo fretta di vedere. Dopo anni e anni di esperienza in fatto di hype,, penso di aver raggiunto la “pace dell’hype”., una sorta di nirvana “nerd” che ti rende quasi immune all’ansia da nuova uscita. 

Ma bandiamo le ciance e veniamo a nostro Mandaloriano. 
Non mi inoltrerò in tecnicismi perchè non è il mio mestiere. 
Il mio mestiere è quello di godere ed emozionarmi del lavoro fatto da altri.

Ok quindi, direte voi?
Quindi durante la visione mi sono sentito come un bambino goloso in un negozio di caramelle gommose!
Guarda a destra, guarda a sinistra e, dovunque giro la testa c’è il tipo di “garamella” che preferisco.

Mamma guarda! Le banane! 
Mammaaaaa! Guarda lì, guardaaaaaa! Le scarpette gommose…e i coccodrilli!

Ooohhh ooohhh ma non ci credo! Anche i mashmellows! 

Noooooooo ci sono anche le gelee alla frutta!

E in tutto questo, nel negozio un sottofondo di musica “Simil Morricone/Western style” da togliere il fiato.

Cosa volete che vi dica, sarò un fan “semplice”, sarò monotono e dirò sempre le stesse cose ma… DATEMI QUESTA ROBA QUI, FATTA COSI e io sarò sempre contento.

Per i più “tecnici” farò una riflessione rievocativa facendo paragoni. 
Guardando questi primi 50 minuti della seconda stagione, mi sono sentito come quanto, al cinema, vidi Balla coi Lupi oppure La mia Africa o ancora l’Impero del Sole. 

Cura delle immagini, spazi  e tempi “giusti”. 
Inoltre, con quello che mi hanno fatto vedere mi hanno già fatto capire tantissimo di quello che succederà senza bisogno di spiegare dove sono, cosa fanno e perché lo fanno.
Se non si era ancora capito, per me è un grande, enorme si! 
DATEMENE ANCORA! 

Francesca Tulli

Cocente come i soli di Tatooine che battono su un elmo di Beskar torna il nostro Space-Cowboy preferito, con la prima puntata della seconda stagione di The Mandalorian o meglio per coerenza narrativa il “Capitolo 9”  dal titolo “Il maresciallo”. Alla regia Jon Favreau che instilla lo stesso humor di Tony Stark (aka Iron Man) nel personaggio interpretato da Timothy Olyphant, Cobb Vanth, nato sulle pagine del romanzo Star Wars: Aftermath (Chuck Wendig, 2015) che indossa durante la sua epica entrata in scena un armatura troppo “stretta” per lui: verde, “masticata”, vissuta, leggendaria, inconfondibile: quella di Boba Fett. Din Djarin è alla ricerca di altri Mandaloriani che possono indicargli la via per trovare il pianeta natale del piccolo verdastro bambino che porta con se. Con due occhi curiosi e l’espressione furbetta egli lo segue silenzioso e assiste allo spiegarsi del suo destino. Senza dubbio la ricerca su Mos Pelgo si rivela una “quest” inaspettata, perdendo il focus principale (diciamolo anche la premessa dell’ultimo episodio) “Mando” si ritrova a doversi scontrare contro un drago Krayt. Perfettamente realizzato a controllare il suo aspetto nelle illustrazioni del libro del 2001 The Wildlife of Star Wars (Terryl Whitlatch e Bob Carrau) la creatura si muove come “Lo squalo” di Spielberg e terrorizza i predoni Tusken come un Alien. La produzione toglie il cappello davanti a Sergio Leone e Kurosawa, con delle citazioni inconfondibili ed esplicitamente dirette. Troviamo anche riferimenti biblici (“Il leviatano”) l’espediente di Giona nel ventre della balena, elementi “già visti” che non stancano mai e crescono e sie evolvono nel contesto giusto. Se J.J. Abrams ha fatto digerire un intero film mediocre (a parere di molti) con la sola presenza di un personaggio senza battute nella scena finale, non si può dire che la sorpresa alla fine di questa puntata non sia stata altrettanto d’effetto. E’ semplicemente coerenza, rispetto e amore. La strada che abbiamo davanti ci porta verso quello che avremmo sempre voluto vedere come fan e come spettatori.

Gianluca Checcarini

Il primo episodio della seconda stagione di The Mandalorian è finalmente disponibile su Disney+. Farne una recensione a caldo, dopo mesi e mesi di grande hype e attesa non è facile, per questo mi sono preso un giorno e un paio di rewatch a mente lucida per poterne parlare meglio possibile. Jon Favreau è alla regia di questo episodio, regia davvero di grande spessore, si nota il suo enorme background cinematografico quando si mette dietro alla macchina da presa. Movimenti, inquadrature non banali, zoom in e zoom out al momento più opportuno fanno si che si possa godere nel miglior modo possibile quanto ci viene raccontato. Ritroviamo un Mando più deciso che mai a portare a termine la sua missione, consegnare il Bambino alla sua specie o quantomeno ai suoi simili, su ordine dell’Armaiola. Un episodio che, con una massiccia, ben dosata e succulenta dose di fan service porta lo spettatore davanti ad una scena che lascia inizialmente a metà tra lo sbalordito e l’interdetto ma, ancora una volta una magistrale scrittura risolve la questione allo spettatore e lo lascia con la sorpresa e il gusto di una meravigliosa scoperta, degna di un ricordo d’infanzia. Nell’episodio viene introdotto il personaggio interpretato da Timothy Olyphant, un misterioso sceriffo di frontiera degno di un western d’annata. Un Olyphant calato magistralmente nella parte, forse memore della sua performance in C’era Una Volta ad Hollywood. Senza scendere nella zona spoiler, parte un flashback sul suo personaggio che probabilmente è il più bell’omaggio a “Per un Pugno di Dollari” mai visto prima in un prodotto audiovisivo. Lui e Mando devono unire le forze contro una comune minaccia, una scelta narrativa classica ma non per questo stereotipata. Dopo la vittoria del duo l’episodio si avvia alla conclusione, con un campo largo su Mando che se ne va tra le dune di Tatooine. Episodio finito direte voi…Favreau e Filoni la pensano diversamente e negli ultimi 2 secondi iniettano una botta di adrenalina che riporta le vere Guerre Stellari a livelli che erano anni che non vedevamo. Bellissima la fotografia, fa la voce grossa e per tutta la puntata guida lo spettatore durante la storia. Menzione d’onore alle musiche, sulla falsariga della prima stagione ma qui ancora più imponenti, ben orchestrate e sincronizzate con gli attimi più salienti della puntata.Mai come ora Star Wars ha bisogno di questo tipo di prodotti.

Gabriel Gheb Valenti

Ci siamo, dopo quasi un anno dall’ arrivo su Disney+, Mando e The Chil son tornati! Posso reputarmi estremamente soddisfatto di quanto abbiamo visto in questi primi 53 minuti che, a parere mio, ci riportano alla grande alle ambientazioni wester/spaziali della prima stagione. 

Voglio sbilanciarmi dicendo che questa puntata mi è sembrata superiore alle altre già viste, a partire  dai dialoghi, qui molto più presenti, che hanno assunto un tono nuovo ed infatti a tratti sembrano quasi degli quasi spiegoni ma non stancano mai, anzi aprono lo scenario ad un vasto numero di flashback che potremmo avere.

Sono tante le cose che ho apprezzato di questo episodio, oltre al fanservice di rivedere vecchie e nuove conoscenze come Cobb, il podracer Anakin o del Drago Krayt finalmente visto dal vivo, ma la cosa che mi è rimasta più impressa è senza dubbio il fatto che viene nominata la Forza per la prima volta nella serie. Così, quasi per caso, come segno di esclamazione viene nominata la Forza appena il clan di 2 arriva a Tatooine, coincidenze? Chissà..

Chi segue le nostre live di Comlink Live sa benissimo quali erano le cose che volevo nel mio episodio di mando, e mi limito dicendo che sono felice di esser stato accontentato, soprattutto nel finale!  Ora scusatemi, torno a rivedere la puntata, così venerdì mi arriva prima!

Manuel Bettuzzi

Lo avevo ribadito più volte durante le nostre live, il livello di The Mandalorian è altissimo; Dubbi e paure che questa seconda stagione non potesse per ovvi motivi essere all’altezza di quel piccolo diamante che è la prima erano enormi, sebbene nella mia testa una voce continuava a dire “abbi fiducia”. 
Non sono ancora sicuro di cosa ho visto, credo che con questa puntata si sia raggiunto un nuovo livello di bellezza in Star Wars: citazioni, apparizioni, personaggi, collegamenti, effetti speciali, dialoghi, cinematografia… tutto IMPECCABILE. Ho rivisto un vero e proprio Western, sì, so che questa parola fa incazzare molti fan ma questo è un western con ambientazione Star Wars e mille citazioni ed omaggi a ciò che hanno reso grande il cinema. Il miglior episodio di tutti senza alcun dubbio e senza nessun ripensamento. Cobb Vanth CLAMOROSO, personaggio portato su schermo in maniera incredibile da Timothy Olyphant che ci regala la prima trasposizione live action in assoluto di un personaggio cartaceo. Come se non bastasse lui, ci regalano un Drago di Krayt immenso e perfetto che lotta contra un esercito di Tusken; il tutto tenuto insieme da una colonna sonora INCREDIBILE. Come se tutta questa meraviglia non bastasse, BAM, arriva lui: BOBA FETT! Un Temuera sfregiato, incazzato pronto a redimere il cacciatore di taglie più famoso della Galassia. Se queste sono le premesse della serie, beh… che la forza sia con noi.

Alessandra Bosello

Ritorniamo nel mondo di The Mandalorian con un primo episodio che personalmente ho trovato davvero emozionante. Non sono mancate le sorprese e alcune scene mi hanno fatta letteralmente saltare dal divano e urlare ‘lo sapevo!’

Ma partiamo dal principio. La prima stagione ci aveva lasciati con Mando che partiva da Nevarro per andare alla ricerca dei simili del Bambino: i cosiddetti Jedi. Per trovarli, Din Djarin è convinto di dover rintracciare innanzitutto un altro Mandaloriano e ciò lo porta, sotto consiglio, a tornare su Tatooine, in una città chiamata Mos Pelgo.

Qui, fa la conoscenza di Cobb Vanth, un uomo che si fa chiamare ‘lo sceriffo’ e indossa un’armatura che tutti noi ben conosciamo: quella di Boba Fett. Dove l’abbia trovata, all’inizio sembra un mistero, ma chi ha letto la trilogia di Aftermath ricorderà sicuramente questo personaggio e gli interludi su Tatooine a lui dedicati. Cobb Vanth, nei libri, è un ex schiavo che è riuscito ad accaparrarsi l’armatura di Boba Fett prima che un altro uomo della Chiave Rossa la prendesse dai Jawa. Nella serie, invece, racconta a Din Djarin di averla comprata sempre dai Jawa per scacciare un’organizzazione criminale da Mos Pelgo. Devo ammettere che alcuni cambiamenti, seppur minimi, mi hanno fatto storcere un po’ il naso. Considerato che sia Aftermath sia The Mandalorian sono canonici, credo che i registi dovessero porre maggiore attenzione a quanto riportato nei libri.

Torniamo, però, all’episodio. Din Djarin vorrebbe che Cobb Vanth gli cedesse l’armatura ed è disposto a ricorrere alla violenza pur di prenderla, ma Vanth gli propone un patto: l’armatura in cambio dell’aiuto a eliminare il Drago Krayt che minaccia Mos Pelgo e i suoi abitanti. La seconda parte dell’episodio mi ha coinvolta di meno rispetto alla prima, ma vengono comunque forniti degli spunti interessanti. Ritroviamo, ad esempio, i Tusken, anche loro intenzionati a uccidere la creatura. È bello che abbiano dato il giusto spazio a questa specie fornendo delle sfumature nuove rispetto a quelle che vediamo nei film.

È il finale che cattura, però, la vera attenzione dello spettatore. Giusto nella scena conclusiva, infatti, viene mostrato il profilo di un uomo che, girandosi, si rivela essere altri se non Boba Fett! Anche se molti di noi fan aspettavamo un suo grande ritorno, è impossibile non rimanere a bocca aperta di fronte a questa rivelazione. Come ho detto all’inizio, quindi, Capitolo 9 è un episodio che intrattiene bene e pone già le basi per un’ottima seconda stagione.

Roby Rani

Non so che dire… Sul serio sono ammutolito…

Mando è l’unico prodotto Star Wars capace di andare oltre le mie aspettative. Ieri ne abbiamo parlato su Comlink Live, ma non mantengo mai quello che penso di provare a livello emotivo. Il capitolo 9 (da oggi li distinguerò solo così) è andato ben oltre le mie più rosee aspettative. Mi ha sorpreso, mi ha esaltato (forse anche più dell’intera prima stagione) e mi ha confermato ancora una volta quanto io ne sia innamorato, e non parlo solo da fan di SW ma da fan del cinema, del modo di raccontare questo genere di storie.

Ci sono decine di immagini, di inquadrature che sono già evocative e che non dimenticherò mai, e tutto nella sola, lunga prima puntata. 47 minuti di pura gioia per gli occhi e per gli orecchi in una nuova avventura del Mando che riesce a citare opere cinematografiche distanti anni luce da questa galassia e lo fa con una tale semplicità da risultare normale. 

Per il momento mantiene alla perfezione la serialità a cui ci ha abituato, con quella caratteristica da vecchia serie TV come poteva essere l’A-Team, Renegade o perché no, Kung Fu. Continuo ad essere convinto che la grande forza di Mando sia proprio quello, l’essere vintage anche nello schema narrativo.

Altro enorme pregio di questo nono capitolo è la capacità di arrivare a chiunque senza dimenticarsi di scavare profondamente in quel tomo chiamato “nuovo canone di Star Wars” che comprende tutto: fumetti, film, libri, video game, senza distinzione. In questo senso qui l’asticella l’hanno alzata di una decina di tacche. 

Per quello che riguarda il pubblico “nuovo” o in arrivo, non credo avranno problemi a gustarsela. La storia è appassionante, avventurosa, misteriosa e aggiungete tutto quello che una buona storia deve avere per poter essere interessante e se, voi fan, speravate in qualche effetto wow, state tranquilli che verrete accontentati. 

Questo progetto TV ha tutte le carte in tavola per confermarsi l’unico futuro possibile per la nostra amata saga, quantomeno va preso come la nuova bibbia, la nuova trilogia classica. 

Ah, dimenticavo, questo capitolo è diretto da Jon Favreau. 

Marco Puglia

Comincio dicendo che il primo episodio mi è piaciuto molto, così mettiamo subito in chiaro le cose. Dopo la prima stagione che aveva riportato un po’ di pace nel fandom mondiale, mettendo d’accordo quasi tutti, c’era molta aspettativa per questo secondo capitolo di The Mandalorian e possiamo dire che sia partito con il piede giusto.

Troviamo di nuovo le atmosfere western che avevamo già apprezzato nelle puntate precedenti e in certi momenti sembrava di essere all’interno di una delle scene girate da Sergio Leone. Già dal titolo si poteva intuire questo amore per il genere, ma il momento topico è stato il passaggio di Mando tra le strade di Mos Pelgo, con una carrellata sugli edifici affacciati sulla strada principale, tipica delle città fantasma del vecchio West.

Ma le note positive vanno oltre alla sola ambientazione, si accavallano i ricordi di un Episodio IV che dal 1977 è nei nostri cuori: c’è Tatooine con il doppio sole al tramonto, ci sono i Jawa e il loro Sandcrawler, i Tusken con il loro grido di battaglia, R5-D4 con i danni nella sua calotta e il Drago Krayt che da oltre quarant’anni ogni fan della saga avrebbe voluto vedere rappresentato in un film.

E poi c’è un personaggio che fin dai tempi in cui si vociferava di questa serie, era atteso come un bambino aspetta il Natale per ricevere il regalo più gradito. In realtà arriva a piccole dosi, quasi a rate ed è una scelta azzeccatissima. Vedere prima la sua armatura, indossata da un altro personaggio per nobili propositi, ma palesemente non con l’eleganza e la sicurezza del suo legittimo proprietario, ci ha fatto apprezzare ancora di più il momento. Osservare poi quella figura al termine dell’episodio e scoprire che si tratta proprio di lui, ci ha fatto letteralmente sobbalzare dal divano. Bravi.

Ma, perché vi aspettavate un ma, c’è qualcosa che non mi ha completamente convinto. Abbiamo di nuovo un episodio autoconclusivo, una piccola missione o per gli amanti dei giochi di ruolo, una ennesima quest che il Mandaloriano deve portare a termine, legata alla trama principale da un debole filo. Una storia che ancora non ci viene proposta come tema importante della serie.

Le mie aspettative per questa nuova stagione erano quelle di avere finalmente la barra a dritta, filando dritti verso la soluzione dei temi principali: chi è veramente il bambino? Perché l’impero lo cerca? Perché sono coinvolti i Kaminoani? Dove si sta dirigendo il Madaloriano e cosa spera di trovare? Il timore è che questa storia sia molto diluita e che sia debole, troppo debole, relegando The Mandalorian a una serie con bellissimi episodi singoli, ma scollegati l’uno dall’altro.

Sono contento e gioisco del fatto che gli autori stiano dando un senso a tutto quello che conosciamo di Star Wars, è un piacere per noi fan di vecchia data, ma spero che la storia principale si evolva e prenda il sopravvento sulle piccole trame secondarie.

Alessandro Pagani

Il Mandaloriano è tornato e l’ha fatto alla grande. È bastata solo una puntata per oscurare l’intera prima stagione già di per se di altissimo livello.

La prima grossa differenza dalla prima stagione è stato trovarsi davanti ad un episodio di ben 57 minuti, quindi ben più lungo dei suoi predecessori.

Ritroviamo il nostro antieroe dove l’abbiamo lasciato, alla ricerca dei Jedi a cui affidare l’Infante e per farlo viene indirizzato su Tatooine e verso un altro combattente come lui. Ed ecco il primo sussulto al  cuore di ogni fan non appena vediamo tornare sullo schermo l’armatura di Boba Fett, anche se non indossata da lui in persona.

Da quel momento il motore della puntata entra in coppia e si susseguono fan service, effetti speciali a livello degli episodi cinematografici, ci basti pensare al magnifico drago Krayt.

Jawas, Sabbipodi, droidi astromeccanici, speederbike, armature Mandaloriane e una valanga di fan service, è questo lo Star Wars che ci piace.

Il nuovo personaggio Cobb Vanth, già apparso nel romanzo Aftermath, convince e convince parecchio, sia vestito da Boba Fett che senza elmo.

Ma è quando si conclude la puntata e vediamo allontanarsi il Mandaloriano che arriva la seconda bomba con l’apparizione del vero unico Boba tra le dune, interpretato da Temuera Morrison, ed è qui  che capiamo che sarà una stagione Unica.

Boba è vivo, a quasi 30 anni dal Ritorno Dello Jedi, Boba è ufficialmente Vivo!!!

Rebecca Micol Sergi

Nuovo giro, nuova corsa. È tornato il Mandaloriano, più in forma che mai. Ancora una volta The Mandalorian riesce a riunire tutto il fandom e ad essere un prodotto godibile sia per i fan di vecchia data sia per chi sta muovendo i primi passi in questo mondo più vasto.

Già il titolo del Capitolo 9 di The Mandalorian, “Lo Sceriffo”, attiva i sensi di ragno dei più appassionati. La puntata compensa una semplicità disarmante a livello di trama, dando un grande esempio di crossmedialità. Cobb Vanth fa la sua grande entrata in scena con un aspetto che già fa sognare i collezionisti di action figures, e un’armatura… quell’armatura, resa ancora più vintage dalle peripezie vissute e che sicuramente verranno raccontate. Ancora una volta, tanto fan service – Tatooine, uno spazio conosciuto, R5, lo sguscio di Anakin, il flashback, i personaggi – ma anche elementi nuovi, come un focus sui Sabbipodi e una maggiore profondità legata al loro stato d’animo – non monotematici predoni brutali, ma anche loro capaci di provare timore e paura per qualcosa di più grande di loro.

A livello tecnico, è chiaro come la produzione abbia trovato la sua strada. Il The Volume è ormai l’opzione perfetta per una recitazione immersiva e per inserire CGI all’interno della serie – per quanto a volte sembri artefatta – e anche la musica, spesso tacciata come troppo tranquilla o anonima durante la prima stagione, ha trovato il suo spazio e sa caratterizzare in maniera più tagliente le scene.

Anche il finale, al netto di aver lasciato tutti a bocca aperta, avrà importanti implicazioni su questa stagione – e si spera, le future. Come si collegherà Boba al Bambino? O a Fennec Shand? È collegato all’Impero? Quali nuovi personaggi ci attendono al varco? Non ci resta che aspettare impazientemente un’altra settimana!

Quali sono state le vostre impressioni? Non vediamo l’ora di poter recensire anche la prossima puntata!

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