Ecco la nostra recensione per il diciannovesimo capitolo della serie The Mandalorian, The Convert.
The Mandalorian 3 Chapter 19: The Convert, ecco la recensione dei redattori Empira
ATTENZIONE! LE RECENSIONI CONTENGONO SPOILER!
Fabio Pupin
Il Capitolo 19 si riapre nuovamente sulle miniere di Mandalore, dove quella vecchia volpe di Bo-Katan decide di non svelare a Din nulla del Grossosauro. Sulla via del ritorno i due Mandaloriani vengono improvvisamente attaccati da un gruppo di TIE Interceptor. Il dog- fight che ne esce è ancora una volta gustosissimo: Din si lancia sul suo N-1 e insieme a Bo-Katan a bordo del suo Gauntlet hanno la meglio sui TIE. La cura con cui ciascuna nave e pilota vengono messi in scena è di quelle che ci piacciono. Purtroppo gli Interceptor erano solo una distrazione e il castello dei Kryze viene raso al suolo dai TIE Bomber. I nostri due, di fronte a un numero sempre crescente di caccia nemici sono costretti a fuggire nell’iperspazio.
Stacco.
Coruscant. Nel teatro dell’opera di prequel-iana memoria è una scena la conversione di un imperiale. Si tratta del Dott. Pershing, lo scienziato clonatore che agli ordini di Moff Gideon era intenzionato a usare Grogu per le sue ricerche. Pershing è nel programma Paperclip di Amnistia della Nuova Repubblica, attraverso il quale i nazisti diventano fedeli servitori del nuovo governo. Del programma fanno parte anche altri nazisti, tra cui uno degli ufficiali di Gideon, Elia Kane, che come Pershing sembra intenzionata a mostrare la sua buona volontà e la sua buona fede. Soprattutto, sembra parecchio intenzionata a spingere Pershing a riprendere le sue ricerche. Lo scienziato è intrappolato in un mondo nuovo, che non conosce, dove già vediamo il marcio che avanza, con una classe politica intenzionata solo a mantenere lo status quo e una burocrazia che trova più semplice cancellare qualunque traccia di Impero, piuttosto che salvare ciò che potrebbe rivelarsi utile. Spinto all’azione, Pershing si ritrova a evadere dalla zona di confinamento degli ex-Imperiali per finire a bordo di uno Star Destroyer in smantellamento, dove potrà recuperare ciò che gli serve per attrezzare un nuovo laboratorio. O così pensa, perché viene catturato dalla polizia della Repubblica e finisce in ricondizionamento, denunciato dalla stessa Kane che, non contenta, si assicura che la sottile linea tra ricondizionamento e tortura venga abbondantemente superata.
Stacco.
Din Djarin e Bo-Katan arrivano sul pianeta rifugio dei Figli della Ronda. Dopo aver dimostrato che Din è effettivamente uscito redento dalla Acque Viventi, viene riaccolto nei ranghi. A sorpresa viene accolta anche Bo-Katan che si è immersa con lui e che da quel momento non ha ancora tolto il casco. Happy ending di una nuova famigliona felice?
Puntata lunga e complessa dunque. Il ritmo dei momenti dove i protagonisti sono i Mandaloriani è vistosamente altro da quello della parte centrale su Coruscant ma sono tanti anche i fili che li collegano. Il capitolo si intitola “The Convert” ma a chi si riferisce? A Bo-Katan, che è passata dal rosicare sul suo trono solitario a farsi le coccole con dei nuovi amici? A Pershing (intendo prima che gli friggessero il cervello)? E se invece Bo-Katan stesse tramando qualcosa? Ma cosa? Qual è il piano di Kane? Vuole zittire il dottore, renderlo inutilizzabile per la Nuova Repubblica, o riportarlo nei ranghi? E quali ranghi? Gli stessi da cui provengono i TIE? C’è Gideon dietro alle mosse di Kane? Sono suoi i TIE nel sistema di Mandalore? E ancora: cosa passa sotto il casco di Paz Vizsla? Cosa passa sotto il casco di tutti gli altri Mandaloriani? Se non ci fosse il Fantamando bisognerebbe inventarlo…
Insomma, difficile non godere quando un episodio è così soddisfacente (sugli eastern egg e la lore l’unica chance è sorvolare, è tutto semplicemente troppo) e contemporaneamente apre così tanto alla fantasia e a futuri scenari ben oltre le sorti dei protagonisti di questa serie.
Davide Triglia
L’ultima puntata di the mandalorian si presenta in uno stile completamente diverso dalle precedenti. Partiamo da una introduzione di fuoco, che con una regia formidabile ci proiettano direttamente nell’abitacolo dell’n1 di mando.
Il resto della puntata si sviluppa in una maniera decisamente particolare infatti veniamo catapultati in una coruscant post-impero, libera finalmente. Per la prima volta vediamo come gli ex imperiali scontano i loro “crimini di guerra” e di come la nuova Repubblica ha intenzione di amministrare la galassia. Nonostante la scarsa presenza di Mando la puntata regge il colpo portandosi a casa una sufficienza piena, e la chiusura ci lascia con un dubbio su cosa potremmo vedere in futuro, di come si comporterà bo-katan nei confronti del suo nuovo clan e di cosa ha in mente Elia Kane su Coruscant.
Nella storia di Pershing si percepisce un dolore che raramente si è trovato in Star Wars e, di conseguenza, un tono ben più maturo che ricorda molto di più la scrittura di Andor.
Resta da capire se questa scelta potrebbe risultare vincente, riuscendo a far diventare The Mandalorian qualcosa di più della serie avventurosa di Star Wars quale è. Curiosità a mille per la prossima puntata e di come gestiranno questa doppia narrazione: voto 7!
Nicola Cancellara
Il capitolo 19 di The Mandalorian conferma la natura estremamente orizzontale di questa terza stagione, almeno per il momento molto diversa dalla precedente.
È evidente che Mando 3 “soffra” della mancanza degli episodi che, come sappiamo, hanno fatto decollare la seconda metà della prima stagione di The Book of Boba Fett, e ciò si riversa nella caratterizzazione del personaggio di Din Djarin, il cui spessore si è “assottigliato” dopo il venir meno della sua precedente main quest: trovare i Jedi, e consegnar loro Grogu.
Se ci pensiamo è un po’ quello che accade in The Last of Us (fa sorridere il fatto che in entrambe le serie sia Pedro Pascal a interpretare il ruolo del “daddy”), ma il paragone tra i due prodotti non regge in alcun modo. Forse è per questo che la mia personale accoglienza di questa nuova stagione di Mando è stata molto più tiepida rispetto al passato, nulla in particolare mi ha fatto balzare dalla poltrona durante la visione dei primi due episodi (se non pochi, pochissimi elementi, non abbastanza per caricarmi a palla in attesa dei capitoli successivi).
Ma, devo dire, questo terzo episodio mi ha sorpreso: finalmente una durata
degna degli show HBO (si, mi rendo conto di essermi ormai settato su quegli standard), un inizio esplosivo che vede il ritorno dell’Impero e un prosieguo degli eventi che, presumibilmente, porteranno Bo-Katan a rivestire un ruolo sempre più centrale in questa stagione. Da fan di The Clone Wars e Rebels non posso che esserne felice, e finalmente la conclusione dell’episodio mi ha portato a riflettere, a pormi domande e ad attendere il prossimo mandoledì.
Abbiamo inoltre un ritorno in grande spolvero del dottor Pershing e di Elia Kane, a cui viene dato molto spazio nell’economia della puntata, in un contesto che sembra appartenere più ad Andor che a The Mandalorian. Molto bene! Una sorta di “orizzontalità verticale”, in questo caso a livello di setting, che è e deve essere tipica di un brand come Star Wars, e che deve premiare chi si interessa a tutti i prodotti usciti, senza scartarne nessuno. Avanti tutta verso il capitolo 20 allora (scritto da Filoni oltre che da Favreau, attenzione), in attesa di capire le vere intenzioni di Bo-Katan e di Elia Kane, nonché la direzione che verrà intrapresa dalla serie in merito a uno dei temi più centrali di Star Wars come lo conosciamo oggi: la clonazione.
Marco Puglia
Non me l’aspettavo, devo dire che proprio non mi aspettavo un episodio strutturato in questo modo, con una parte centrale interamente dedicata al racconto di una storia che ci riporta le atmosfere e l’intensità viste in Andor.
La mia sorpresa è assolutamente positiva perché, come ho apprezzato tantissimo la serie con protagonista Diego Luna nei panni del “proto-ribelle” Cassian Andor, allo stesso modo questi scorci di vita reale per me sono assolutamente un punto in più a favore di The Mandalorian.
Ma cominciano con ordine.
L’episodio, della durata di quasi un’ora, inizia dove si era concluso il precedente per proseguire il racconto di Din Djarin che si è posto l’obiettivo di tornare a seguire il credo dei mandaloriani. Il rientro al castello di Bo Katan è parecchio turbolento e vediamo messa in scena una delle più belle battaglie tra astronavi di tutta la saga di Star Wars con manovre degne del Millennium Falcon.
Mi sono davvero esaltato quando la N1 del Mandaloriano si impenna fino al limite per poi lasciarsi cadere puntando il tie interceptor e non è da meno la virata della Gauntlet di Bo Katan che gli permette di avere ragione del caccia nemico che la stava inseguendo.
Ma nonostante l’abilità dei nostri due piloti, il numero dei tie è molto superiore e li costringe a una fuga in un luogo sicuro, non prima di aver assistito alla distruzione del castello di Bo Katan.
Torneremo sulla parte centrale, ma prima chiudiamo questo arco narrativo con l’arrivo al rifugio dei mandaloriani e la redenzione di Din Djarin e della stessa Bo Katan che rimane sorpresa dell’accoglienza. Nonostante si veda l’espressione del suo viso, si percepisce il suo stato d’animo, soprattutto quando osserva il simbolo del mitosauro e ho l’impressione che la sua lontananza dal credo si sia, in questo momento, un poco accorciata.
Tra questi due momenti molto importante, ci viene raccontata la storia dello scienziato che abbiamo già visto durante la prima stagione e che è stato inserito nel programma dedicato agli imperiali che hanno ricevuto l’amnistia dalla nuova repubblica.
Il dottor Pershing sembra sia molto legato al suo lavoro sulla clonazione ed è convinto che possa fare del bene. Sembra anche che abbia compreso gli sbagli dell’impero, nonostante in quel momento fosse convinto di essere nel giusto e che ora il suo scopo sia quello di aiutare la nuova repubblica.
In questa sua convinzione si inserisce Elia Kane, anche lei ex-imperiale sotto la guida di Moff Gideon, che lo avvicina e cerca di convincerlo a proseguire i propri studi, tanto da portarlo su uno Star Destroyer in smantellamento per recuperare l’attrezzatura necessaria.
Qui però scopriamo il suo tradimento che comporta la cattura dello scienziato da parte della nuova repubblica per un nuovo ricondizionamento e che in realtà è solamente un piano abilmente orchestrato dalla ex-imperiale per liberarsi di questo personaggio diventato troppo scomodo viste le sue conoscenze e la sua intenzione di metterle al servizio della nuova repubblica. Si, perché Elia Kane sembra non aver abbandonato le idee imperiali e potrebbe essere uno dei fautori del ritorno proprio di Gideon.
A fare da sfondo a questa parte centrale c’è una bellissima Coruscant, con tanti riferimenti alla lore di Star Wars e diversi momenti di vita quotidiana che ricordano tantissimo quanto visto nella serie Andor. Ho molto apprezzato la scena in cui si vede la cima del monte Umate e sarei molto curioso sia di assaggiare il ghiacciolo luminoso che la spuma ai fotoni.
Ci viene presentata anche una nuova repubblica abbastanza inquietante e lo sentiamo chiaramente nelle parole di uno dei personaggi di contorno: “impero, ribelli, nuova repubblica, non tengo più il conto, per questo dovrei tenere la bocca chiusa”, nelle azioni di condizionamento portate avanti sugli ex-imperiali e in altri aspetti della vita quotidiana. Queste realtà possono quasi sovrapporsi e in certi ambiti non distinguersi le une dalle altre. Le buone intenzioni ci sono, ma la messa in opera spesso non è coerente e rischia di appiattirsi su posizioni, tutto sommato, non troppo distanti.
Chiudo con una considerazione sul titolo dell’episodio che è quanto di più azzeccato: il convertito. Per entrambe le coppie protagoniste, Din Djaron e Bo Katan da una parte e Pen Pershing ed Elia Kane dall’altra possiamo pensare che uno dei due personaggi si sia convertito, ma quale?
Bo Katan si è convinta ad abbracciare il credo, oppure sarà Din Djarin ad abbandonare la via? Elia Kane si è davvero lasciata condizionare dalla nuova repubblica, oppure, come sembra sia più probabile, è rimasta fedele all’impero? Pen Pershing era interessato solamente ai suoi studi, oppure il suo voler fare del bene era davvero sincero?
Una cosa è certa, il taunghedì è proprio un giorno orribile.
Rebecca Micol Sergi
La seconda puntata di The Mandalorian mi aveva lasciato un po’ perplessa: dalla scelta molto furba di mostrare solo delle rovine al buio di Mandalore senza il minimo accenno di flashback – l’inflazione colpisce tutti – alla confusione sul prosieguo ed epilogo della storyline di Bo-Katan – dire che fossi preoccupata su dove saremmo andati a parare era un eufemismo.
Chiedo umilmente venia per aver dubitato di voi anche solo per 30 secondi. Questa puntata dissiperebbe ogni dubbio anche ai critici più incalliti, e getta nuove, interessati speculazioni sull’andamento della serie – e di questo periodo cronologico in generale.
Tanta lore e rimandi anche ad altri prodotti di Star Wars che finalmente ci rimostrano lo sfarzo e l’impetuosità di una galassia che tanto ci era mancata.
La Nuova Repubblica ai suoi albori inizia a mostrare le prime incoerenze che verranno sottolineate anche negli anni successivi e da cui germoglierà il Primo Ordine – consiglio a questo proposito la lettura di Bloodline. Mentre Bo-Katan sappiamo già che coglierà una nuova occasione di rivincita per essere la Reggente – DEGNA! – e per riunire tutti i Mandaloriani e ricostruire la loro casa (dove al momento si nasconde un altro membro dei Vizsla creduto perso, con conseguente nuova lotta intestina all’orizzonte…?)
Da qui a questo epilogo sicuramente ne passerà di acqua sotto i punti, che questo periodo di relativa tranquillità intanto non porti con sé il ritorno di Ahsoka? Abbiamo ormai ragione di credere che Rosario Dawson sia l’equivalente di Tom Holland e Mark Ruffalo della Marvel.
Dai che mancano solo 3 giorni!
Claudio Rossetti
Ed eccoci arrivati alla terza puntata di questa terza stagione.
Dopo la sensazionale scoperta del Mitosauro nelle miniere di Mandalore, DIn Djarin insieme a Grogu e Bo-Katan fanno ritorno al castello di quest’ultima ma non sono soli.
Si apre infatti cosi l’episodio con una battaglia aerea fantastica, degna di Top Gun, contro navicelle appartenenti all’impero ma sotto di chi sono al comando?
Ma in tutto questo un particolare dettaglio mi salta all’occhio: Bo-Katan non si è più tolta il casco da quando ha visto in faccio la leggendaria creatura. Cosa che di fatto, come vedremo alla conclusione dell’episodio, la farà tornare ad essere degna di abbracciare il credo mandaloriano.
Chiusa per un secondo la parentesi scontro se ne apre un’altra.
Vediamo infatti la storia del Dottor Pershing, abbiamo già conosciuto questo personaggio nel corso delle precedenti stagioni. È difatti un ex membro dell’equipaggio di Moff Gideon.
Lo troviamo redento e convertito alle regole della nuova Repubblica dove è intenzionato a dare il suo aiuto per fare la cosa giusta, a tutti i costi.
È stato bello tornare su Coruscant ma sinceramente ho trovato questa parte un po’ lenta.
Insomma sto guardando The Mandalorian, per quanto possa esser stata una parentesi interessante l’ho trovata fuori contesto. Ma forse è troppo presto per azzardare questo giudizio.
Sta di fatto che, per mio gusto personale si intende, la storia del Dottor Pershing l’ho trovata noiosa e ha rallentato lo svolgimento dell’episodio.
Chiusa questa parentesi vediamo finalmente Din Djarin e Bo-Katan finalmente redenti e tornati sulla via del credo. Esatto anche Bo-Katan è tornata sui suoi passi, mossa decisamente interessante che mi ha spiazzato un po’.
Quale è il suo scopo? Riavvicinarsi al credo senza far parola del Mitosauro per cercare nuovamente di attingere al trono di Mandalore? Oppure il vedere la presenza del possente Mitosauro l’ha condotta in qualche modo a smettere di essere cosi narcisista e a iniziare a credere alle storie mitologiche?
Sicuramente lo scopriremo, la seria continua a portarsi dietro una serie di lore incredibile e sarei un bugiardo a dire che non mi sta piacendo. Adoro i feel che trasmette e sono sempre più convinto che le vere GUERRE STELLARI siano tornate!
Manuel Bettuzzi
Volete sapere la verità? Sono stanco. Leggo online diverse lamentele riguardo a questa puntata e di Star Wars in generale, ma veramente non riesco a capire cosa vuole di più la gente da tutto questo?
Mi sento come uno dei pochi che bene o male riesce a godersi tutti i prodotti, con le loro sfaccettature, pregi e sì, anche i difetti. È un periodo d’oro per essere fan di Star Wars, una miriade di prodotti incredibili, grandi ritorni, lore a palate e nemmeno sotto tortura tre anni fa avrei creduto di avere tutto questo. Davvero ragazzi, fate pace col cervello e godetevi queste vere Guerre Stellari che ci stanno regalando.
Fatto questo piccolo sfogo, ora parliamo di questo terzo bomba-episodio di The Mandalorian.
Il tutto parte con uno dei dogfight più incredibili di tutta la saga, coreografato alla perfezione e accompagnato da musiche che gaserebbero chiunque. Velocità, manovre assurde e una combo di veicoli da paura.
Il tutto prosegue come se nulla fosse con un deep-dive nella lore del post Endor, dove veniamo accompagnati a Coruscant e ci viene mostrato un lato della Galassia che ad oggi ci era sconosciuto. Conosciamo meglio come la Nuova Repubblica si muove dopo la sconfitta dell’Impero e come gli Ex Imperiali stiano trovando in un modo o nell’altro il loro posto nella galassia dopo la caduta del regime.
Ci viene fatto vedere che nonostante tutto la galassia non è ancora libera come sembra e che sì, anche i buoni hanno un lato oscuro.
A farci da ciceroni in questa storia incredibile abbiamo il Dr. Pershing ed Elia Kane, due personaggi impersonati magistralmente che riescono a trasmettere ogni sensazione che provano, fino ad un finale estremamente disturbante. Per citare Blade Runner (preponderante in alcune scene e momenti dell’episodio), tutti i segreti della clonazione dei force user andranno perduti, come lacrime nella pioggia.
Ma i nostri amici pazzi in culo alla Lucasfilm non erano contenti, non era abbastanza darci il mega dogfight e un viaggio gratis a Coruscant, dovevano aggiungere altre smargiassate estreme. Infatti ecco arrivare la famiglia tradizionale di Din Djarin, Bo Katan e Grogu su Mandalore dove vengono accolti da un simpaticissimo e per nulla preso male Paz Viszla che li accusa di raccontare un sacco di balle, ma hei, il Mando non è scemo come sembra e sputtana tutti con una prova schiacciante della verità: si è immerso nelle Acque Viventi di Mandalore e quindi è di nuovo un Mandaloriano; ed è qui che arriva il twist! Ora anche Bo Katan sembra unirsi alla Ronda, ma per quale scopo? Vendetta? Riunire il popolo? Tenere nascosto l’avverarsi della profezia? Staremo a vedere.
Mega puntata, un mix on Andor che ho adorato alla follia anche se… questa grande orizzontalità mi spaventa moltissimo in mano Lucasfilm. Staremo a vedere in futuro come verrà sfruttata, per ora limitiamoci ad andare a tutto gas verso il prossimo epiosido scritto da San Dave Filoni.
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