Ecco la nostra recensione per il ventiduesimo capitolo della serie The Mandalorian, Guns for Hire.
The Mandalorian 3 Chapter 22: Guns for Hire, ecco la recensione dei redattori Empira
ATTENZIONE! LE RECENSIONI CONTENGONO SPOILER!
Marco Puglia
Che strano episodio! Questo capitolo 22 è un mix di azione, divertimento, amore ed epicità con la presenza di tre guest star (due di queste conosciutissime) che ho molto apprezzato.
L’obiettivo era proseguire quello che l’armaiola ha chiesto a Bo-Katan nella puntata precedente: l’unione di tutte le tribù mandaloriane e la prima tappa era contattare Axe Woves, che avevamo già conosciuto nella seconda stagione, insieme a Koska Reeves e un nutrito gruppo di mandaloriani diventati mercenari.
La ricerca porta i nostri protagonisti sul pianeta Plazir-15 dove la Duchessa reggente (la cantante Lizzo) e il suo nuovo compagno, il capitano Bombardier (Jack Black), hanno plasmato un mondo gioioso e stravagante in cui tutti sono felici e spensierati grazie al fatto che i lavori più faticosi vengono svolti dai droidi, lasciando agli abitanti le attività più ludiche e artistiche.
Ed è proprio in relazione a questa situazione che arriva la verticalità dell’episodio, la classica missione che Din Djarin e Bo-Katan devono svolgere prima di poter incontrare gli altri mandaloriani: scoprire come mai alcuni droidi impazziscono, seminando morte e terrore.
Durante le indagini, mi hanno divertito i siparietti che coinvolgono i nostri due improvvisati investigatori, con ammiccamenti, battute e un leggero sentore di intesa che potrebbe andare oltre all’amicizia (ma questa è una pura speculazione). Veniamo anche a conoscenza del capo della sicurezza del pianeta, Helgait (Christopher Lloyd) che poi si scoprirà essere il responsabile dei malfunzionamenti e che verrà arrestato tra l’imbarazzo e il rammarico della Duchessa e del capitano.
È interessante il riferimento al conte Dooku, Helgait infatti è un ex-separatista che non aveva mai abbandonato le sue convinzioni, ma è ancora più interessante scoprire le ragioni dei droidi che parlano di una seconda chance su questo pianeta, dopo la programmazione imperiale, e che il loro unico obiettivo era quello di aiutare e sentirsi utili ed è per questi motivi che aiuteranno Din Djarin e Bo-Katan a risolvere il mistero.
Troviamo un profondo senso di appartenenza, ma anche di riscatto da un passato oscuro. Concetti che, ancora una volta, possono essere trasportati nella nostra realtà e che già abbiamo conosciuto nella serie Andor.
L’episodio termina con una parte più epica, in qui viene compiuto un altro, importante, passo verso l’unione del popolo mandaloriano. Bo-Katan sfida Axe Woves per ottenere la guida del suo gruppo di mercenari, ma quando Din Djarin le cede la Spada Oscura (in maniera forse un po’ frettolosa, ma tutto sommato sensata) il destino si compie: Bo-Katan diventa ufficialmente l’erede al trono di Mandalore.
Un episodio davvero particolare che si discosta un po’ dal mood di quelli precedenti, ma che mantiene salda la barra del timone.
Fabio Pupin
Il Capitolo 22 è per la maggior parte del tempo un filler. Ora, a me il termine “filler” sta anche mediamente antipatico e non necessariamente gli attribuisco un valore negativo. Forse perché sono un vecchio cresciuto con i telefilm e i cartoni animati, quando tante produzioni non avevano nemmeno una cosiddetta trama orizzontale e i filler erano necessità per riempire il palinsesto. Non ho nemmeno l’abitudine di guardare le serie TV proprio mentre mi scappa fortissimamente la cacca, perciò non ho l’esigenza che debba succedere qualcosa di determinante sempre e subito.
Ancor più se si tratta di Star Wars, vivo serenamente i momenti in cui lo svolgersi degli eventi si prende una pausa per approfondire i personaggi, stabilire legami o attriti, connotare il contesto e così via, lasciandomi il tempo di farmi una mini-vacanza nella galassia lontana lontana.
In questo caso abbiamo il nostro Din e la nostra Bo-Katan in missione per reclutare i vecchi commilitoni di Bo-Katan, per riconquistare Mandalore.
Gli ex-amichetti di Bo-Katan sono diventati mercenari e li incontriamo sul light cruiser che hanno rubato a Gideon. L’episodio sembra partire con il piede giusto ma è una goduria che dura pochi minuti.
Quando non sono in giro in missione per conto del dio denaro, infatti, i Mercemandi bivaccano sui verdi prati di Plazir-15. Il pianeta ha un nome che è tutto un programma e qui la vita è talmente bella che “partecipare alla democrazia diretta” – dicono proprio così – significa grattarsi la panza da mattina a sera – sì, siamo decisamente ad anni luce da Andor -, perché tutto è delegato ai droidi.
Insomma, immaginate di dare a quel cazzone di Waititi un remake di Wall-E e tirerà fuori questo world-building intriso di banalità sciocchine, gratuite e soprattutto non richieste. Con tutto che sono divertenti, se non ci fate troppo caso.
Insomma, cercando di farla breve [senza riuscirci, n.d.a.]: i droidi a Plazir-15 malfunzionano, serve che qualcuno trovi il colpevole e toh, guarda caso abbiamo qui due mandaloriani che fanno al caso nostro, perché si sa che sono degli investigatori infallibili. Tralasciando tutto il nonsense pretestuoso con cui la missione viene affidata, segue una rassegna dei più comuni cliché di genere (l’interrogatorio, l’obitorio per droidi, il poliziotto buono e quello cattivo, i risultati che ti bastano due manate alla tastiera eccetera) e il colpevole viene scoperto.
Si, vediamo un nuovo pianeta, c’èil minigolf, gli ex-separatisti, i vecchi droidi, gli Ugnaught e una schiera di comparsate, dai voice-actors alle vecchie glorie. C’è la cantante/pifferaia famosa, c’è quella sagoma di Jack Black, c’è tanta lore e tanti eastern eggs. In tutto questo bizzarro episodio poliziesco il vero mistero, e cioè checcazzocenefrega, resta però insoluto.
Poi arriviamo al dunque: Bo-Katan finalmente incontra i Mercemandi, sfida il loro capo, lo crepa di mazzate ma finché non avrà sottratto la darksaber al Mando non potrà davvero guidare i Mandaloriani. Mando che ai Mercemandi sta pure sui maroni, perché è un fanatico integralista e non ha nemmeno il pedigree giusto. Mando che invece è intoccabile per Bo-Katan, perché nessuna tradizione vale il sangue di un Mandaloriano e un puro come Din merita solo rispetto. Il succo di tutto l’episodio, concentrato però in pochi minuti, e risolto di fatto senza conflitti e senza tensione.
Uno dei momenti potenzialmente più determinanti ai fini di tutta la stagione ma completamente anticlimatico. Ti serve la spada? Potevi anche dirlo, eccotela. No, dobbiamo fare a mazzate. Ma va’, ti ricordi il droide ragno che settordici episodi fa mi ha sconfitto? Tu hai sconfitto lui, quindi la darksaber è tua, easy. Solo che easy è il contrario di quello che serve a una bella storia.
Facciamo ampiamente in tempo a recuperare, mancano due episodi. Con tutta la speranza nel cuore non mi dispiacerebbe anche capire cosa vogliono fare della loro vita Din e Grogu.
Manuel Bettuzzi
Puntata molto particolare, alla prima visione non l’avevo apprezzata per nulla e invece con una seconda visione l’ho rivalutato completamente.
La serie continua ad esplorare angoli remoti di quella che è la lore di Star Wars. Personalmente trovo incredibile come ogni puntata che vediamo riesca ad arricchire ulteriormente quello che già sappiamo della galassia e di quello che è stato.
Puntata con un forte sapore di Blade Runner, che mi ha fatto quasi venire voglia di un vero e proprio poliziesco a tema. Ho anche ritrovato il mi amato Din Djarin, che con il suo odio per i droidi e le sue freddure sembra tornato in grande forma.
Apprezzatissimi anche i vari camei che abbiamo avuto: Lizzo, Jack Black e Christopher Lloyd. In realtà credo che uno dei pregi maggiori di The Mandalorian sia riuscire a dare anche al più piccolo cameo un’importanza unica Nessuno è messo li “a caso” e c’è sempre tanto da dire o, ancora meglio, immaginare.
Basti pensare al personaggio di Lloyd, adoro immaginarmi la lore del personaggio nostalgico delle Vere Guerre dei Cloni in cui probabilmente ha combattuto da separatista.
Avrà una vendetta? Quale è stata la sua storia? Vedremo… ma già portarci nuovamente a fantasticare su queste cose lo trovo geniale.
Finale di puntata dedicato a Bo Katan che finalmente accetta la Dark Saber e si prepara a rileggiare su Mandalore. Din Djarin sempre più interessante invece, personaggio anacronistico che, come dicevo in live, mi ricorda moltissimo Indiana Jones. Vaga per la Galassia senza avere una meta vera e propria e gliene capitano di tutti i colori, lui è costretto a seguire la corrente che lo travolge tra schiaffi, Jedi, Mythosauri e quant’altro. Quando invece l’unica cosa che vorrebbe fare è starsene per i cazzacci suoi a sparare alle sue taglie.
Insomma ci avviciniamo al finale, i regaz alla celebration che hanno già visto il prossimo episodio gridano al miracolo… che dire? Non ci resta che attendere e vedere verso che conclusione andrà questa terza stagione. Avanti tutta.
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