A due puntate dalla fine, come starà proseguendo Skeleton Crew? Scopriamo insieme, immancabilmente come ogni settimana, le impressioni della Redazione!
Skeleton Crew è un vero miracolo – Roby
In questo sesto episodio di Skeleton Crew accadono diverse cose ma quella che più mi ha toccato e commosso è il plot twist emotivo di KB.
Fino ad oggi, e nonostante i vari indizi lasciati qua e là, KB era semplicemente una “mod”, un umanoide con impianti cibernetici. I mod non sono una cosa a cui ci si fa più caso, sono uno standard presente in questa galassia.
Questa volta però, queste modifiche cibernetiche vengono raccontate da un punto di vista concreto, quello di chi le ha subite, quelle di una ragazzina. Si parla di un incidente, di “manutenzione” (cura) regolare, di diversità e di disabilità… sì esatto, si affronta il tema della disabilità con una dolcezza, un tatto e un onestà talmente limpida da commuovere moltissimi di noi.
L’unico precedente simile di cui ho ricordo riguarda l’amputazione di Hiccup in Dragon Trainer ma giusto per darvi un’idea.
Quando si parla di sensibilità simili nei ragazzini fatico a gestire le emozioni. Il momento più alto di questa puntata di Skeleton Crew riguarda proprio questo momento. KB sta andando in blocco e necessita di “manutenzione”. Si muove a fatica, respira a fatica, il suo apparato necessita di cure serie e il tempo scorre. Si percepisce la tensione di Wim, un bambino che si trova, ancora una volta, a dover fare l’eroe senza rendersene conto. Ricordate il primo episodio? Wim vuole aiutare le persone, vuole essere uno Jedi, come sottolinea KB al termine, con un conseguente sorriso di Wim che vale oro.
KB ha dei limiti, e anche se è mod, quei limiti non si possono dimenticare e crede che a Fern non interessi. Non si può pretendere che tutti siano uguali e ce lo ricorda anche quella meraviglia di Neel, sulle ripidissime scale.
E già qui siamo ad un livello di profondità importante, se poi ci mettiamo tutta la sequenza dettagliata, passo a passo della sostituzione del microfusibile con tanto di ricerca ricambi, smontaggio, fusione, stampo, sostituzione e riaccensione del sistema con una cura del dettaglio impressionante allora significa che siamo davanti ad uno stato di grazia completo.
Skeleton Crew è un vero miracolo.
Ormai abbiamo imparato a cadere – Kiurlo Di Mare
In questa semplice, ma profonda affermazione del sempre più amato Neel, è racchiusa tutta l’anima di quella che si sta rivelando una delle serie più importanti del franchise e, probabilmente, di tutti i prodotti destinati al piccolo schermo degli ultimi anni: Skeleton Crew. Non importa quante volte i giovani protagonisti di Skeleton Crew possano inciampare: ora che sono stati strappati dalle loro routine e da quelle (poche) sicurezze quotidiane, e che volenti o nolenti devono affrontare un’intera galassia di difficoltà, hanno finalmente appreso che non conta più quante volte si cade, ma come ci si rialza.
Questa non è solo una perfetta narrazione simbolica del percorso che ogni bambino deve e dovrà affrontare nel passaggio all’adolescenza, ma è anche incredibilmente calzante per il cammino che tutti noi abbiamo già vissuto e che quotidianamente sperimentiamo nella vita di tutti i giorni.
Imparare a cadere è esattamente ciò che, finalmente, sembra stia succedendo a Lucasfilm e Disney. Così come la Onyx Cinder, in una magnifica sequenza già entrata di diritto nella storia della Saga, risorge come una lucente fenice, anche queste case di produzione sembrano più determinate che mai a rialzarsi e far sognare vecchie e nuove generazioni con storie che parlano di tutti noi, scrollandosi di dosso tutta quella ingombrante corazza di aspettative, errori del passato e tante, troppe, ammaccature.
Gli sceneggiatori, proprio come i membri della Skeleton Crew che hanno trovato il proprio posto nell’equipaggio, hanno ritrovato equilibrio e alchimia. Raccontano di crescita, coraggio, differenze e debolezze senza mai sconfinare nello stucchevole o nel forzato.
Saranno in tanti (troppi) a vedere in Skeleton Crew un “semplice telefilm per ragazzini”, e mi dispiace per loro. Pazienza. D’altronde, anche noi, come persone prima e come fan di Star Wars poi, abbiamo imparato a cadere. Ci rialzeremo, forti delle emozioni che questa serie sta regalando a chi ha ancora la volontà e la capacità di vedere e ascoltare una bella storia, raccontata nel migliore dei modi possibili.
Skeleton Crew è una storia di formazione – Cristiano
“Di nuovo senza amici” è questo il titolo della sesta puntata della serie Skeleton Crew, che questa settimana vede impegnata alla regia Bryce Dallas Howard. Un episodio che, nonostante una durata contenuta, conferma come la Howard sia perfettamente a suo agio quando deve dirigere una storia targata Star Wars; Bryce ancora una volta ci regala un puntata ben confezionata, deliziosa, dove tutto è miscelato e gestito al meglio.
Come abbiamo visto in altri episodi, Skeleton Crew si prende il tempo di raccontarci i suoi personaggi, questa volta è il turno della meravigliosa KB, che deve affrontare le difficoltà legate alla sua particolare condizione, alla diversità che la identifica e che lei accetta e riconosce, ma che è restia a condividere soprattutto con Fern. KB ha paura di raccontare all’amica i propri limiti che, dopo le prove affrontate negli scorsi episodi, sono ormai giunti al punto di metterne in pericolo la vita, sta alla base del conflitto tra le due che porterà il quartetto a dividersi.
Le insolite coppie formatesi, Fern e Neel a scalare una montagna, Wim e KB a seguire degli ambiguamente amichevoli granchi, si troveranno ognuna a fronteggiare difficoltà che costringeranno i bambini a superare limiti fisici e caratteriali. Fern imparerà da Neel che bisogna accettare i limiti degli altri e ad utilizzare le proprie grandi capacità per consentire agli altri di andare oltre gli ostacoli: insieme è meglio!
Wim imparerà da KB che è possibile salvare una vita anche senza azioni eclatanti, i piccoli gesti possono fare la differenza. KB scopre che ora non solo non deve temere di raccontare le proprie paure a Fern, ma che può contare su Wim e Neel, non accadrà più che si ritrovi “di nuovo senza amici”. Neel ha imparato che si può diventare bravi anche a cadere per poi rialzarsi e continuare con i propri amici perché, di nuovo: insieme è meglio.
Skeleton Crew si incasella bene, secondo me, nel genere delle storie di formazione ed in questo episodio si completa la formazione del nostro skeleton crew: nessuno dei quattro bambini è più lo stesso partito da At Attin, tutti hanno imparato qualcosa, c’è un nuovo equipaggio dove tutti danno il meglio per superare le difficoltà. A simboleggiare questo passaggio, la rivelazione del segreto della Onyx Cinder: nel momento di massimo pericolo capitan Fern tenta il tutto per tutto ed ecco la Nave liberarsi del suo guscio e completare una vera metamorfosi rivelando se stessa.
Non dimentichiamoci però delle sorti di Jod e di SM-33, catturati dai pirati e portati da Brutus. Ma Jod dai molti nomi, da buon pirata ha sempre un’ultima mossa da tentare e si ritrova così a guidare i pirati verso At Attin, cercando la salvezza ed ovviamente il tesoro. Questo incredibile personaggio, continua ad essere uno dei più riusciti della serie e nonostante il drammatico (ma molto piratesco) cambio di bandiera dello scorso episodio, la sua faccia tosta e il mistero che avvolge le sue abilità e la sua origine, continuano a dare grande impulso al racconto.
Insomma, storia che avanza su diversi piani di lettura, quello più essenziale del viaggio verso At Attin e quello più profondo della formazione dei giovani protagonisti, ed lo fa con coerenza e qualità come visto nei precedenti episodi; restano due puntate alla fine, le domande sono ancora molte, grandissima la curiosità e forte la speranza di veder chiudere una serie con stile e rispetto per il franchise di cui è parte. Dita incrociate!
Il tema della diversità viene affrontato in modo delicato – Marco
In questo nuovo episodio di Skeleton Crew ritroviamo i nostri piccoli protagonisti praticamente dove li avevamo lasciati: in discesa libera lungo i tubi di scarico che partono dalla sala del tesoro per finire all’esterno della struttura che ospita le terme. Una volta atterrati sulla dura roccia, i quattro realizzano di essere rimasti soli e che non tutti loro hanno le stesse capacità per affrontare le insidie della vita.
È incredibile come il tema della diversità venga affrontato in modo così delicato, ma allo stesso tempo ancorato alla realtà di ognuno di loro, a partire da Neel, che ricorda a Fern di non essere in grado di fare tutto quello lei può fare, ma soprattutto nelle parole di KB, vera protagonista della puntata, che si mette a nudo con Wim raccontandogli dell’incidente che l’ha costretta agli impianti cibernetici, della difficoltà di essere all’altezza dell’amica e della necessità di affermare la sua diversità che rappresenta una ricchezza in certi contesti, ma che, in ogni caso, deve essere comunque rispettata.
Tutti i dettagli delle scene che li vedono protagonisti sono stati preparati con cura, per portare il pubblico a comprendere quanto sia importante questa consapevolezza e la battuta finale di KB che ringrazia Wim per essersi comportato da Jedi, ricordandogli che salvare vite può non essere così emozionante, rappresenta la perfetta chiusura del cerchio.
Ed è ancora più incredibile che tutto questo avvenga attraverso gli occhi di bambini, attraverso le loro parole e i loro gesti, tanto reali quanto sinceri.
Dall’altra parte vediamo Jod affrontare la ciurma che l’ha rapito e lo vuole giustiziare. Lui cerca di difendersi con un perfetto discorso sulla fame, che culmina con una canzone che trasuda vita piratesca, insieme al loro codice e al loro modo di vivere. La sua vita è ancora appesa a un filo, ma è riuscito, ancora una volta, a fare un altro passo verso la conquista del tesoro.
Una menzione finale la voglio lasciare per la Onyx Cinder e alla scena finale in cui rinasce dalle sue ceneri, come una fenice spaziale, per compiere l’eroico gesto di riportare i nostri ragazzi a casa. Chapeau!
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