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Star Wars e l’Intelligenza Artificiale: riflessioni sulla tecnologia che sta modellando il futuro della Saga

L’universo di Star Wars, da sempre all’avanguardia per l’uso di tecnologie innovative, sta ora esplorando i confini dell’intelligenza artificiale (AI) per mantenere viva e rilevante la saga per nuove generazioni. I primissimi capitoli della Saga si distinsero per i loro effetti pratici rivoluzionari, modelli in miniatura e tecniche pionieristiche di montaggio e ripresa. Oggi, Star Wars sfrutta l’AI per ricreare personaggi e migliorare ambientazioni, ma non posso fare a meno di interrogarmi se questa direzione sia davvero quella giusta o se, in qualche modo, stia togliendo parte dell’anima originale della saga.

Ingvild Deila è diventata la Principessa Leia in Rogue One grazie alla tecnologia Deepfake
Ingvild Deila è diventata la Principessa Leia in Rogue One grazie a motion capture e CGI.

L’intelligenza artificiale dietro il ritorno di volti storici

Una delle applicazioni più visibili dell’intelligenza artificiale in Star Wars è stata la ricostruzione digitale di personaggi iconici, come Leia Organa in Rogue One e Luke Skywalker nelle serie The Mandalorian e The Book of Boba Fett. Ho cercato di capire meglio come Lucasfilm sia riuscita a ottenere risultati così convincenti, e il tutto si basa su algoritmi di deep learning che analizzano le vecchie riprese per riprodurre fedelmente le sembianze degli attori originali.

Tuttavia, non posso fare a meno di provare sentimenti contrastanti riguardo a questi ritorni digitali. Sebbene sia emozionante rivedere personaggi tanto amati, mi chiedo se si stia perdendo qualcosa di fondamentale nel processo. L’uso dell’AI permette sicuramente alla saga di mantenere una continuità narrativa, ma il risultato può sembrare a volte freddo e artificiale, mancando di quella genuinità che un attore in carne ed ossa riesce a dare. Mi sono spesso chiesto se vale davvero la pena sacrificare l’autenticità per una continuità visiva.

L'utilizzo della tecnologia AI applicata a Luke Skywalker in The Book of Boba Fett
L’utilizzo della tecnologia AI applicata a Luke Skywalker in The Book of Boba Fett

AI e la voce di Darth Vader nella serie Obi-Wan Kenobi

Uno degli utilizzi più interessanti e controversi dell’intelligenza artificiale nella serie Obi-Wan Kenobi è stato quello di ricreare la voce iconica di Darth Vader, originariamente doppiato da James Earl Jones. Lucasfilm ha deciso di utilizzare l’AI per riprodurre fedelmente il timbro e la profondità della sua voce, rendendo possibile il ritorno di Vader con lo stesso impatto sonoro che aveva nelle prime trilogie.

Questa tecnologia, sviluppata da Respeecher, è in grado di analizzare ore di registrazioni del doppiatore originale e, utilizzando avanzati modelli di sintesi vocale, replicare fedelmente le inflessioni, il tono e la cadenza di Jones. Da un lato, è sorprendente vedere come la tecnologia possa riportare in vita una delle voci più iconiche della storia del cinema. Tuttavia, non posso fare a meno di chiedermi se stiamo superando un limite importante. La voce di Darth Vader non è solo un effetto sonoro, è una performance che rappresenta il contributo unico di un attore al personaggio. Affidarsi a un algoritmo per riprodurre quella stessa emozione mi lascia perplesso.

La voce di James Earl Jones è stata clonata tramite il software di intelligenza artificiale Respeecher
La voce di James Earl Jones è stata clonata tramite il software di intelligenza artificiale Respeecher

AI nella creazione di ambientazioni realistiche

L’AI gioca anche un ruolo fondamentale nella creazione degli ambienti, ma questo è un altro campo in cui ho sentimenti contrastanti. Strumenti di machine learning vengono utilizzati per creare mondi e paesaggi alieni con dettagli impressionanti. Un esempio interessante è l’uso del “The Volume”, una tecnologia di proiezione LED che combina realtà virtuale e AI per creare ambientazioni che reagiscono in tempo reale agli attori. Da una parte, riconosco quanto sia innovativa questa tecnica e quanto possa aiutare gli attori a immergersi nel contesto della scena. Dall’altra, mi chiedo se non stiamo perdendo un po’ del fascino artigianale dei set tradizionali e dei modelli fisici, che hanno contribuito a dare quell’aspetto unico alla trilogia originale.

Nella serie Andor, infatti, non è stato utilizzato il “Volume” e l’effetto finale mi risulta decisamente più credibile ed immersivo… più “vero”. La scelta di utilizzare set costruiti e ambientazioni reali ha conferito alla serie un senso di tangibilità che, secondo me, ha migliorato l’esperienza visiva complessiva. L’AI può riempire ogni angolo di Star Wars di dettagli specifici, ma questi dettagli sono frutto di calcoli, non di una visione artistica. Mi lascia un po’ insoddisfatto il pensiero che ogni decisione su cosa aggiungere o come strutturare un ambiente venga presa da un algoritmo, senza la sensibilità umana che tradizionalmente ha definito l’estetica di Star Wars.

Il rivoluzionario "The Volume" utilizzato per le riprese di The Mandalorian combina realtà virtuale e intelligenza artificiale
Il rivoluzionario “The Volume” utilizzato per le riprese di The Mandalorian combina realtà virtuale e intelligenza artificiale

Etica e sfide dell’AI in Star Wars

L’uso dell’intelligenza artificiale solleva inevitabilmente questioni etiche. La possibilità di “resuscitare” personaggi pone interrogativi sulla gestione della propria immagine post-mortem, un tema già discusso per il caso Carrie Fisher (Leia Organa). Mi chiedo se stiamo davvero rispettando l’eredità degli attori oppure se li stiamo trasformando in meri strumenti digitali per mantenere vivo il franchise. Questo tipo di decisioni richiedono una delicatezza che temo l’industria cinematografica, in cerca di profitto e spettacolarità, possa non sempre avere.

Inoltre, con l’AI capace di generare dialoghi e animazioni, si potrebbe arrivare a una situazione in cui attori iconici di Star Wars appaiono senza la loro partecipazione attiva. Questo potrebbe ridefinire cosa significa “recitare” e mi lascia una sensazione di perdita, perché sono le interpretazioni autentiche che danno vita ai personaggi, non solo la loro immagine.

Leia Organa in Rogue One
Leia Organa in Rogue One – il risultato finale in scena.

Il futuro dell’AI nell’universo di Star Wars

L’uso dell’intelligenza artificiale è ormai una parte importante del futuro di Star Wars, e nonostante i molti vantaggi che offre, sono preoccupato per come questo potrebbe influenzare il modo in cui viviamo e percepiamo la saga. Trovare un equilibrio tra innovazione tecnologica e rispetto per l’eredità artistica di Star Wars sarà fondamentale.

Come fan, guardo con una certa apprensione l’uso crescente dell’AI, soprattutto quando rischia di sostituire il tocco umano con qualcosa di troppo calcolato e prevedibile. Se da un lato è entusiasmante vedere cosa la tecnologia può offrire, dall’altro non dobbiamo dimenticare che Star Wars è nato dal sogno di un gruppo di persone, non di macchine. Mi auguro che, nel futuro, la Forza possa continuare a essere guidata più dalle emozioni umane che dai freddi calcoli di un’intelligenza artificiale.

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Qualche fonte per approfondire:
Quando tecnologia e doti attoriali si uniscono per riportare in vita un personaggio
L’AI per ricreare Luke Skywalker
Sviluppi e riflessioni sulla riproduzione della voce di James Earl Jones tramite l’AI
La creazione del “The Volume”

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