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The Acolyte: 10 cose che visivamente hanno funzionato

L’ultima aggiunta all’universo di Star Wars, The Acolyte, ha suscitato reazioni contrastanti tra i fan, ma su un aspetto sembra esserci unanimità: anche questa serie, tra i suoi (pochi) alti e (molti) bassi, ci ha regalato momenti visivamente impressionanti. Ecco dieci elementi che hanno particolarmente colpito l’occhio del sottoscritto

Mae arriva sul pianeta Ueda

Le primissime scene di apertura della serie catturano subito l’essenza di Star Wars. L’ingresso di Mae sul pianeta Ueda, con paesaggi mozzafiato e una fotografia che richiama l’epicità della saga originale, la ruggine e l’arco di ingresso ispirato ai concept di Ralph McQuarrie sono stati sicuramente un inizio perfetto. Star Wars al 100%.

Il look dei Jedi dell’Alta Repubblica

I costumi e il design dei Jedi dell’Alta Repubblica sono stati evidentemente realizzati con grande cura. Le vesti eleganti e i dettagli raffinati si distinguono nettamente dai Jedi delle epoche successive ed evocano un’era di nobiltà e saggezza (anche se poi, durante gli eventi, di saggezza ne hanno dimostrata ben poca).

Pip, il piccolo droide.

La sua presenza ha già conquistato il cuore di molti e il suo design è davvero figo. Funzionale in molti momenti della trama (come un po’ per tutti i droidi in Star Wars), non diventerà il droide preferito in assoluto dai fan della saga, ma sarei pronto a scommettere che tanti cosplayer, in questo esatto momento, saranno già all’opera per replicarlo.

The Stranger / Lo Straniero / Qimir

Il villain noto come The Stranger è un vero colpo d’occhio. La sua estetica minacciosa, combinata con un casco terrificante in cortosis che ne modifica anche la voce in maniera spettrale, e il suo stile di combattimento furioso e lontano da qualsiasi “stile” visto fino ad ora, lo rendono subito uno dei cattivi esteticamente più accattivanti e memorabili della saga. E poi diciamocelo: qualche ragazzina avrà sicuramente già appeso in cameretta il poster del suo interprete, Manny Jacinto.

I duelli su Khofar dell’Episodio 5

L’ho pensato immediatamente: per quanto The Acolyte verrà annoverata con ogni probabilità tra le serie meno riuscite di Star Wars, sono del parere che le diverse scene di battaglia, che coinvolgono un po’ tutti i protagonisti viste nel quinto episodio, siano tra le migliori mai viste in tutta la saga. Regia e coreografie impeccabili, combattimenti belli freschi e moderni, mazzate a tutta randa, belli, belli, belli. Peccato che le scenografie non siano sempre all’altezza.

La furia di Jecki

Il personaggio di Jecki Lon, interpretato da una truccatissima e irriconoscibile Dafne Keen, ci viene presentato come una giovane padawan un po’ bimba minchia, sempre pronta a fare la maestrina standosene magari ben lontana dall’azione. La sua foga nell’affrontare Lo Straniero ti lascia spiazzato e sullo schermo ha una resa davvero imponente (vedi punto precedente). Sarà lei a riuscire a smascherare (letteralmente alla Scooby Doo) Qimir, rimettendoci ahimè le penne. R.I.P. Jecki, non vediamo l’ora di vedere la tua minifigure Lego.

L’inseguimento tra gli anelli del sistema di Brendok

L’inseguimento tra Sol e Mae tra gli anelli di rocce che gravitano attorno al sistema di Brendok è un altro momento di alto impatto visivo. La sequenza, per quanto breve, è bella dinamica e adrenalinica, e gli effetti speciali (anche questi molto altalenanti durante tutta la serie) riescono questa volta a catturare perfettamente la velocità e il pericolo. Pollice su.

ll sanguinamento del cristallo Kyber

Una delle scene più suggestive e che ho apprezzato di più in assoluto in The Acolyte è stata senza dubbio il sanguinamento del cristallo Kyber. La trasformazione del cristallo da parte di Osha e il suo passaggio ormai irreversibile al lato oscuro vengono resi brillantemente e in maniera più che efficace attraverso un gioco di luci e colori. Un altro elemento del canone mai visto in live action, di una bellezza inquietante, che credo rimarrà impressa nella storia di Star Wars.

Darth Plaguies

Dura pochi secondi: una mezza figura compare tra le rocce per spiare Qimir e Osha. È lui: eccolo, Darth Plagueis in live action, un sogno diventato realtà per molti fan. La sua rappresentazione visiva, dall’aspetto sinistro, è molto fedele alle aspettative e, sì, è un Muun. Se ci sarà mai una seconda stagione di The Acolyte, possiamo dare per scontato che il Sith che un giorno addestrerà un adolescente Palpatine sarà sicuramente al centro degli eventi e ne avremo una visione “a figura intera”.

Yoda chiude il sipario di The Acolyte

No, dico: cosa ci può essere di più bello di questa inquadratura finale? Sono felicissimo che non abbiano chiamato in causa IL maestro per non renderlo partecipe degli scempi fatti dai suoi colleghi Jedi, ma soprattutto dagli sceneggiatori e da tutti coloro che hanno contribuito a realizzare una pessima messa in scena di quello che, sulla carta, era con ogni probabilità uno dei plot più belli e intriganti che si potessero vedere sullo schermo in Star Wars da molti anni. Vederlo, però, in quest’ultima scena di chiusura, di schiena, come dire “Sentiamo ora combinato quale casino giovani stolti hanno…” ha sempre la sua maestosa potenza scenica unita a quel tocco nostalgico che tanto fa emozionare noi della Gen X.

Ehy, non ti perdere la nostra multirecensione di The Acolyte!

Lunga vita a Star Wars!

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