StarWars.it

The Mandalorian 2 Chapter 10: The Passenger – Tutti i riferimenti e gli easter egg della puntata (IN AGGIORNAMENTO)

Visto il divertimento che ci ha procurato la ricerca di tutte le curiosità possibili scovate nel Capitolo 9 e visto sopratutto il vostro aiuto e gradimento per il nostro approfondimento abbiamo deciso di riprovarci con questo nuovo Capitolo 10. Cosa importante però, sarà il vostro aiuto! Per cui, se trovate curiosità o easter egg che ci sono sfuggite non esitate a segnalarcele e provvederemo ad aggiornare costantemente questo approfondimento. L’idea è quella di ripeterci per tutti i capitoli, speriamo di riuscire a starci dietro.

The Mandalorian 2 Chapter 10: The Passenger

Come di consueto partiamo con i “feels”, ovvero le suggestioni e i riferimenti principali che ci sono saltati subito agli occhi.

FEELS

Il confine è molto labile in questo caso ma è inevitabile pensare ad un mix di questi tre film.
Non in maniera massiccia come per il capitolo 9 ma crediamo comunque che un minimo di corrispondenza ci possa essere, sopratutto nella seconda parte della puntata.

ANCORA SCENE SPECCHIATE

Durante le varie analisi del primo e unico trailer si era già vista l’armatura di Boba Fett a cavallo della speeder bike di Mando. Quella stessa scena non era però nel capitolo 9 ma abbiamo scoperto essere poi in quello successivo. Ancora una volta la scena era montata a specchio da come poi l’abbiamo vista nell’episodio.
Che sia un modo di depistarci con immagini diverse per poter poi aver la sensazione di assistere a qualcosa di nuovo e “diverso” dal trailer?

CHI SI RIVEDE?

Questa credo che sarà una rubrica fissa, anche perché a quanto pare sembra essere un punto fermo di ogni puntata. Il ritorno di alcuni “volti” conosciuti. Ma attenzione, per dare un senso a questa sezione ci perderemo un minimo nella cronologia in modo da raggruppare insieme tutte le facce conosciute.

Durante l’imboscata al Mando riconosciamo due volti noti, o meglio, due creature umanoidi che abbiamo già incontrato nella saga di Star Wars.
Il primo è un Kajain’sa’Nikto, o meglio, un Nikto della specie “Rossa”.
i Nikto si dividono in 3 razze: Rossi, Verdi e di Montagna.

Il secondo sembra corrispondere alle fattezze di Scrapjaw Motito, un alieno incappucciato, che ricorda vagamente un Jawa, sia nella voce che nell’aspetto che nella statura. Lo abbiamo già visto su Jakku, mentre aggredisce verbalmente Rey facendole fretta (The Force awakens).
Non significa che sia lo stesso personaggio, ma di sicuro appartiene alla stessa razza.
In TFA, il piccolo alieno incappucciato non è da solo ma in compagnia di Hoogenz, un suo simile dalla maschera però diversa.

Prima dell’arrivo della serie, i Jawas, sono sempre stati esteticamente gli stessi: saio marrone e i luminosi occhi gialli. Con l’arrivo della serie invece, abbiamo scoperto che ci sono altre razze o clan di Jawas che vivono su altri pianeti diversi da Tatooine (Arvala-7, capitolo 2). li vediamo con gli occhi rossi e con indosso un saio di colore grigio azzurrastro e non più marrone.
Non conosciamo il nome specifico di questa inedita razza di Jawas, ma scopriamo dalla descrizione dell’action figure The Black Series da 6″ di Hasbro, che viene chiamato “Offworld Jawa“.

Appena torniamo su Tatooine (Capitolo 9), li ritroviamo con tanto di Sandcrawler, intenti a contrattare con Cobb Vanth. Con nostra grande sorpresa, notiamo che anche questi Jawas, dall’aspetto più classico e dal saio marrone, hanno comunque gli occhi rossi.
Pensiamo possa essere una scelta registica o di caratterizzazione dei personaggi, così per dar loro un “aspetto” più misterioso e sinistro.
Teoria che perde mordente quando, nel capitolo 10, ne troviamo altri due intenti a discutere davanti all’ingresso della Cantina di Mos Eisley, questa volta gli occhi sono di nuovo gialli.

Nell’immagine sotto ci sono diversi easter egg, alcuni dei quali sono già stati svelati nel capitolo 9 o in un passato più remoto. Era il 1980 e il film era The Empire strikes back.

Vediamo di spalle, ancora una volta alla guida della Cantina, EV-9D9 che, nel capitolo 5, viene doppiato da, nientepopodimeno che… Mark “Luke Skywalker” Hamill.
Ne Il ritorno dello Jedi la abbiamo conosciuta come una spietata e viscida droide torturatrice al servizio di Jabba the Hutt. Si si, avete letto bene, EV è un droide femmina, basta leggere il nome lettera per lettera, EVE Ninedenine.

Alle sue spalle vedrete probabilmente un paio di teste del droide assassino mercenario riconvertito a droide balia, IG-11 (Cap. 1, 7 e 8) ma in realtà non lo sono.
Quelle teste fanno la loro prima apparizione proprio in A new hope, più o meno nella stessa posizione, presenti come scenografie del bar della Cantina stessa. Non erano ancora pensate come “teste”.
E’ con l’arrivo di IG-88 (The Empire stikes back) che quegli oggetti di scena si sono trasformati in quegli iconici “volti” robotici.
Dalla sua apparizione in poi, tutti i droidi assassini di tipo IG avranno quell’aspetto.

Ma che oggetto è esattamente? E’ un “Rolls Royce Derwent engine flame tube“, ovvero una sorta di bypass anti fiamma, presente all’interno di un motore a Jet della Rolls Royce.

Ultimo dei tre easter egg presenti nella foto di cui sopra, riguarda la creatura dal folto pelo bianco appoggiato al bancone. Quella sorta di Wookie dotato di uno strano respiratore è un Gigoran e lo abbiamo già visto apparire in Rogue One, tra le fila dei seguaci di Saw Gerrera.
Il suo nome è Moroff.

Il Mando trova l’amica Peli Motto intenta a giocare a Sabacc con il Dr. Mandible, un alieno insettoide che abbiamo già visto, sempre nella Cantina di Mos Eisley, nel capitolo 5.

Come spesso capita per il design degli alieni della galassia di Star Wars, la fonte di ispirazione principale nasce molto spesso dal mondo animale terrestre e il Dr. Mandible non fa eccezione, è di fatto una formica gigante senziente.
E’ molto difficile non pensare che ci sia lo zampino di Payton Reed nella scelta di promuovere questo alieno in un ruolo così in evidenza, essendo Reed stesso il regista di entrambi i film Marvel di Ant-Man non ce ne stupiamo.
Giusto per completezza, sarà lo stesso Reed a dirigere anche il 3° capitolo dell’uomo formica più conosciuto dei fumetti.

Ad una prima occhiata abbiamo istintivamente pensato che il Dr. Mandible fosse un erede di quel famoso alieno dall’aspetto di una mantide visto in qualche fuori scena della Cantina di Mos Eisley. Un Huk per l’esattezza ma poi abbiamo scartato subito l’idea in quanto molto diversa. E’ forse un Killik allora?
Sono entrambe razze insettoidi già viste in altri contesti Star Wars, Legends e Canon per cui confondersi era facile ma nulla di fatto, a quanto pare è una nuova specie appartenente alla foltissima fauna galattica di questo universo.

La mantide di cui parlavamo prima ha un nome che è Kitik Keed’kak e quello che vedete sotto è uno dei pochissimi screenshot del film in cui possiamo intravedere l’alieno.
L’unico modo per poterla vedere è per merito di un fuori scena che vi mostriamo sotto sulla dx. Ecco la famosa “mantide gigante con la gonna”! Si è quella che si vede di sfuggita, in fondo al bancone di dx immersa in una coltre di fumo.

LA MANO DELLO SCIOCCO

Durante la partita a Sabacc (già viste nel film Solo un paio di volte), Peli Motto batte il Dr. Mandible con la Mano dello Sciocco (Idiot’s Array). Quella stessa mano viene giocata da Lando Calrissian ai danni di Zeb Orellios. Trovate questo momento nella puntata 11 della prima stagione della serie animata di Rebels.
Il titolo della puntata è appunto “La Mano dello Sciocco“.
Per vincere con questa mano bisogna avere un 2, un 3 e la carta dello Sciocco (Idiot).

Din Djarin arriva all’hangar 3-5 di Peli Motto per incontrare il suo nuovo contatto.
Appena arrivati al dock assistiamo alla cottura della carne di Drago Krayt recuperato dal Mandaloriano durante il capitolo 9.
La carne viene arrostita dalla fiamma di un motore di Pod Racer (che abbiamo già segnalato nello scorso approfondimento), mentre un droide WED Treadwell MER-15 si converte a girarrosto per l’occasione.

Lo stesso droide WED è ormai un altro ospite fisso del franchise di Star Wars vantando diverse apparizioni sia in TV che al cinema. Film, serie animate, serie in live action, video giochi, audiolibri e via dicendo. Lo abbiamo visto di sfuggita anche ad inizio capitolo 5, quando Din Djarin entra per la prima volta nella Cantina di Mos Eisley.
Noi però lo vogliamo ricordare per la sua prima apparizione assoluta in una delle scene tagliate di A new hope, in cui lo vediamo assistere Luke Skywalker durante il lavoro su alcuni vaporatori (Moisture Vaporator)

Entra in scena Lady Frog, un’inedita aliena anfibia che abbiamo già visto di sfuggita durante il capitolo 5. La trovate seduta ad uno dei tavoli della Cantina di Mos Eisley.

Dietro e dentro questo personaggio ci sono due nomi già conosciuti nell’ambito Star Wars.
La performer che indossa questo importante costume prostetico è sempre Misty Rosas, la stessa che ha indossato i panni dell’amatissimo ugnaught Kuill nella prima stagione. Mentre la sua particolare voce appartiene a Dee Bradley Baker, voce storica di tutti i cloni nelle serie animate The Clone Wars e Rebels.
Baker non si è limitato solo alle serie animate della saga, ma ritroviamo la sua voce anche in The Force Awakens, dove doppia Ilco Munica, uno degli Abednedo abitanti del villaggio di Tuanul, su Jakku, poi giustiziati dal Primo Ordine durante la sequenza di apertura di The Force awakens.

RONTO ROASTERS

Un’altra curiosità proveniente dall’immagine sopra, arriva dal metodo di cottura della carne, effettuata attraverso la fiamma del motore di un Pod Racer. Stessa tecnica utilizzata (in modo scenografico, logicamente) per cucinare la carne alla griglia dallo staff del Ronto Roasters, il ristorante che trovate all’interno dell’area tematica Star Wars: Galaxy’s Edge nei parchi Disney.

Peli Motto decide di aggiornarci sulle abitudini alimentari dei rodiani. A loro piace la carne ben cotta.

MOS EISLEY

Per questa immagine stiamo diventando pazzi perché il Mando in mezzo al deserto con l’attrezzatura sulle spalle, ci riporta alla mente qualcosa di western? Di giapponese forse? Non riusciamo a capire ne da quale film proviene e ne se realmente proviene da qualcosa.
Nel frattempo però, da suggestione nasce suggestione e ci siamo ricordati che in The Force Awakens abbiamo assistito ad una scena molto simile. Al posto del Mando però c’è FN 2187, ormai ribattezzato Finn.

Mentre assistiamo al suo arrivo nei pressi della Cantina di Mos Eisley notiamo alle sue spalle l’iconica skyline della città desertica di Mos Eisley. Da segnalare che questa è la Mos Eisley canonica ricreata e ampliata digitalmente nel 1997 quando uscì la discussa, ma definitiva, Special Edition Trilogy.

Come tutte le città anche Mos Eisley ha problemi con il recupero dei rifiuti, in questo caso di un vero e proprio ingombrante relitto. Alle spalle del Mando c’è ancora la stessa carcassa di quella che sembra una vecchia astronave, abbandonata da, minimo, 9 anni.
L’abbiamo vista molto bene anche nel capitolo 5.

Come per un marito che decide di pagare una plastica alla moglie perché diventi più bella, anche la produzione di The Mandalorian ha fatto la stessa identica cosa con una ristrutturazione dell’ingresso della Cantina di Mos Eisley.
In A new hope vediamo una piccolissima porzione dell’insegna del locale, talmente piccola e nascosta che non si leggevano i simboli stampati.
Non si vedeva a causa dell’inclinazione della porta di ingresso e della rispettiva scelta per la ripresa. Per la produzione di A new hope probabilmente era un dettaglio tralasciabile ma non per The Mandalorian.
Era veramente troppo interessante per non mostrare l’ingresso del locale e, molto probabilmente, si è deciso di modificare la piantina dell’ingresso della Cantina stessa, inclinando la parete della porta principale arretrandola fino a trasformarla quasi in un unica parete senza angoli.
In questo modo, finalmente, possiamo vedere molto bene l’insegna del locale più iconico di tutta la galassia, insegna che riporta 4 simboli sovrapposti di colore rosso su fondo blu, purtroppo indecifrabili.

RAZOR CREST vs X-WING

Una volta partiti con la Razor Crest, Din Djarin cerca di spiegare a Lady Frog di mettersi le cinture per viaggiare a velocità subluce ma l’anfibia non capisce quello che il Mando cerca di dire.
Din cerca in tutti i modi di farsi comprendere e le chiede se parla l’Huttese, la lingua degli Hutt.
Più tardi, lo stesso Mando chiamerà poi “Frog” la lingua anfibia.

Da wookiepedia:

L’Huttese era la lingua parlata dagli Hutt , una specie simile a una lumaca che chiamavano Nal Hutta il loro pianeta natale. Era anche comunemente parlato su pianeti controllati da Hutt come Tatooine. Anche su mondi come Lothal , dove gli Hutt non erano al potere, la loro lingua era ancora una lingua commerciale molto diffusa.

La Razor Crest, chiamata anche con il suo codice numerico M-1-11, viene intercettata da due T-65B X-Wing della Nuova Repubblica per un controllo.
Il Mando cerca di prendere tempo per non svelare la sua identità e cerca di congedarsi il più in fretta possibile pronunciando (per la prima volta nella serie) la frase più iconica del franchise, “Che la forza sia con voi”.
Il tono con cui lo dice è di sufficienza. L’idea, secondo noi, è quella di tagliar corto velocemente e far credere ai due piloti quanto lui sia un normale viaggiatore che conosce le usanze della Nuova Repubblica.
Il Mando, da quello che ci è stato raccontato, non sa nemmeno cosa sia la “Forza”.
Se lo ascoltate in lingua originale vi accorgerete che quella sufficienza e molto accentuata.
Anche Peli Motto nel capitolo 9 cita la parola “Forza” come esclamazione di gioia.

In lingua italiana poteva essere tradotto diversamente, in quanto la risposta “è anche con voi” è plurale, quando in realtà il Mando, per i due piloti, è solo.
Avrebbe avuto più senso se lo scambio fosse stato:
– Che la forza sia con voi.
– E anche con te.
Oppure – Che la forza sia con te.
In inglese invece suona sempre perfetto, “you” è comunque TU e VOI.

Il piano del Mando non sta funzionando e i due piloti, di cui sappiamo ancora poco se non uno dei due nomi, “Carson”, hanno aperto le ali in posizione di attacco. Le cose per Din stanno per peggiorare.

Il Mando è costretto ad accendere il transponder come ordinato e viene immediatamente identificato come membro del gruppo di mercenari che ha assaltato la nave prigione della Nuova Repubblica chiamata Bothan-5 durante il capitolo 6.
Il nome della nave è molto probabilmente un omaggio ai “Bothan”, una razza felina umanoide specializzata in operazioni di spionaggio. E’ stato proprio per merito di un gruppo di Bothan che l’Alleanza Ribelle ha messo mano sui piani della Seconda Morte Nera che abbiamo visto poi esplodere nel film Return of the Jedi e di nuovo nel capitolo 9 della serie.

da wookiepedia:

I bothan erano una specie senziente nota per le loro capacità nelle attività di spionaggio. I Bothan erano noti per comunicare tra loro in una serie di ringhi. 

Finalmente scopriamo i volti dei due piloti X-wing che si danno all’inseguimento della Razor Crest. Ritroviamo Trapper Wolf (già visto nel capitolo 6), il pilota interpretato da Dave Filoni. Produttore esecutivo di The Mandalorian e regista del capitolo 1, del capitolo 5 e del prossimo capitolo 13 in arrivo tra qualche settimana. Filoni è una figura fondamentale per le serie animate Star Wars: The Clone Wars, Rebels, Resistance, Force of destiny e The Bad Batch (attualmente in lavorazione) ed è riconosciuto da tutti come il vero erede di George Lucas.

Il Capitano Carson Teva invece è interpretato da Paul Sun-Hyung Lee, comico e attore canadese di origini coreane nonché membro della 501st Legion Canadese (TI-74447) e talentuosissimo realizzatore di costumi accurati e repliche di costumi di scena (Star Wars, Ghostbusters…) che indossa regolarmente frequentando diverse convention dedicate.

Prima di procedere con il proseguimento della puntata volevamo soffermarci su Dave Filoni e sulla sua importante passione verso i lupi. Passione che lo ha portato negli anni a rappresentarli più volte all’interno del franchise. Il suo nome in The Mandalorian è Trapper WOLF, i suoi mistici Lothal-Lupi della serie Rebels e il 104° Battaglione di Cloni della Grande Armata della Repubblica visti in The Clone Wars e chiamati Wolfpack da lui creati e per finire, il dettaglio del suo casco da pilota (vedi foto sotto), dove vediamo i due emblemi dei Wolfpack ne sono la dimostrazione.

Uno dei suoi personaggi preferiti della saga, tra l’altro, è sempre stato il misterioso maestro Jedi Plo Koon (di cui è stato anche cosplayer). Decidendo di di unire queste due passioni/ossessioni ha affidato il comando dei Wolfpack a Plo Koon stesso. Non solo, il Clone Comandande dei Wolfpack si chiama Wolffe e lo ritroviamo anche in Rebels, invecchiato e pieno di cicatrici.

Ma da dove deriva questa passione per lupi? Lo lasciamo dire direttamente a lui:

“L’ispirazione per me inizia con un film intitolato Never Cry Wolf basato sul libro di Farley Mowat e diretto da Caroll Ballard. Mi ha davvero aperto gli occhi da ragazzino sul mondo, l’ambiente e sui lupi”

Carson e Wolf sono all’inseguimento del Mandaloriano che decide di nascondersi con la Razor Crest tra i fitti crepacci e canaloni di ghiaccio presenti sul pianeta Maldo Kreis.
Maldo Kreis è lo stesso pianeta di ghiaccio che abbiamo visto nel capitolo 1, durante la cattura della prima taglia del Mando, il Mythrol.

Appena attraversata la coltre di nubi il paesaggio ci mostra un canyon, o “canalone”, così ci viene descritto dai piloti pronti al dog fight, che ci porta alla mente un altro canalone, quello della Prima Morte Nera.

Carson si sta avvicinando alla Crest quando afferma di avere il “computer di mira” attivo. Notiamo che la distanza che divide il Capitano Carson Teva dalla Razor Crest è la stessa che divide Jon “Dutch” Vander (Capo Oro) dalla porta di scarico della Morte Nera al suo X-Wing. Il tutto misurando la distanza dal momento in cui Dutch abbassa il computer di mira oculare (A New hope).

Si continua con i feels da Star Wars del 1977.

…e ancora…

In questo inseguimento Mando dimostra di essere un pilota parecchio preparato. Con il suo precipitare controllato e con il suo atterraggio al limite della follia dimostra di sapere molto bene quello che fa, anche alla guida di un “residuato bellico pre-impero“.
Se vogliamo, ricorda molto la canaglia più famosa della galassia, soprattutto nell’osservare quel tipo di atterraggio in derapata che ci ha ricordato moltissimo una manovra simile che, quella giovane canaglia dal nome Han Solo ha effettuato a bordo di un Millennium Falcon nuovo di concessionario sopra una roccia ghiacciata fluttuante posta all’interno dell’ammasso instabile chiamato The Maw, situato vicino al pianeta Kessel.

LA GROTTA DI GHIACCIO

Dopo averlo terminato, il Mando decide di tenere i resti smantellati di Q9-0, meglio conosciuto come Zero, il droide al servizio della banda di mercenari che cercano di tradire il Mando nel capitolo 6.
Sarà Lady Frog a bypassare i protocolli di sicurezza del droide Q9, attivando così il vocalizzatore per poter tradurre la sua lingua, il frog, al Mando.

Con questo hacking di Lady Frog, la produzione ci ricorda che anche i droidi killer, e non solo quelli protocollari, possono conoscere oltre 6 milioni di forme di comunicazione.

NESSUNO PUO’ SENTIRTI URLARE

La situazione comincia a farsi seria, la Razor Crest è gravemente danneggiata e questa inquadratura ci porta alla mente qualcosa di sinistro. Se ci fosse Han Solo probabilmente si citerebbe da solo dicendo “ho un gran brutto presentimento”.

Mentre Lady Frog si sta rigenerando insieme alla sua progenie di uova all’interno di una pozza di acqua termale, il bambino, affamato, si guarda intorno in cerca di qualcosa di commestibile e trova una quantità enorme di piccole uova allungate.
Quando si parla di uova e fantascienza è un attimo pensare ad Alien e infatti, la suggestione è immediata.

Il piccolo decide di aprire una di quelle uova per mangiarsi il contenuto, qualunque esso sia. Anche qui la sensazione di deja vù è abbastanza presente, anche se, in Alien l’uovo si schiudeva da solo.

Ecco che scopriamo cosa si cela dentro quelle piccole uova. Sono dei ragni particolari di cui però, vi parleremo nell’immagine successiva, adesso volevamo condividere con voi questa grande suggestione che ci ha portato alla mente il secondo capitolo della saga di Harry Potter: the chamber of secret, più precisamente la scena della fuga di Harry e Ron dalla famiglia di aracnidi mostruosi di Aragog, il ragno gigante.

A prima vista abbiamo subito pensato fossero i Krykna, i ragni che abbiamo incontrato più volte nella serie animata Rebels, ma ad un’analisi più approfondita ci siamo accorti di diversi particolari che non tornavano con la specie di cui sopra.
Nonostante la fisionomia generale sia la stessa, le differenze anatomiche erano troppe, per cui, dopo qualche ricerca ecco scoperto l’arcano. Quelli che vediamo in questo capitolo, uova comprese, sono la trasposizione perfetta di un concept realizzato da Ralph McQuarrie durante la pre produzione di The Empire strikes back.
Viene chiamato semplicemente “knobby white spider” o in italiano, Ragno Bianco Bitorzoluto e, in origine, doveva appartenere alla fauna paludosa del pianeta Dagobah.

Da segnalare che anche per i Krykna, la produzione di Rebels si è ispirata dalla medesima immagine di McQuarrie, ma con alcune importanti modifiche.

La suggestione da Alien è ancora forte: le uova, il sangue verde delle creature, la tensione crescente… C’è quasi tutto ma manca qualcosa per essere al completo, il Facehugger e l’acido. No aspettate, l’acido ormai è saltato, lo hanno già scritto per il Drago Krayt e allora manca solo il Facehugger!
Ma tarda poco ad arrivare il suo momento ed ecco la sua citazione.

Mentre il Mando sta per rifugiarsi all’interno della Razor Crest, viene attaccato da un grosso ragno che, con lo sputo di una ragnatela, gli blocca il braccio armato di blaster alla pratia della Crest disarmandolo momentaneamente. Uno dei piccoli bitorzoluti non perde tempo e gli salta in faccia, o quantomeno ci prova. Il Mando però, da vero killer esperto lo prende a mano nuda e lo schiaccia senza pietà.

La Razor Crest sta finalmente per decollare ma all’ultimo momento ecco arrivare dall’alto un bitorzoluto gigante, grande quanto la Crest stessa, che sembra sancire la fine dei tre protagonisti. Il ragno tenta di spaccare il cockpit con la sua bocca spaventosamente dentata ed è li che arriva un nuovo deja vù.
La stessa scena si ripete in The Force awakens, quando Han Solo cerca di scappare da un Rathtar che con la stessa tecnica tenta di sfondare il cockpit del Millennium Falcon.
In questo caso sarà la partenza a velocità luce a dismembrare la bestia, mentre per il Mando la fortuna sarà un’altra.

Da segnalare che quel tipo di bocca la troviamo anche nel Sarlacc, parente alla lontana dei Rathtar.

Il Mando assiste alla morte del grande bitorzoluto causata da delle blasterate sconosciute provenienti dall’esterno. Quando esce per controllare da dove provengono i colpi e da chi, abbiamo modo di sentire chiaramente il suono di quei blaster ed è inconfondibile e immediato quello che evocano. Uno dei tanti suoni iconici che hanno reso la saga famosa e riconoscibile ovunque. Quello è il suono di un blaster in dotazione all’Alleanza Ribelle, senza alcun dubbio, ma non ricordiamo quale.
Solo a lavoro finito possiamo vedere i due Blaster Rifle A280 nelle mani dei piloti Carson e Wolf, che seduti nei loro rispettivi X-Wing hanno decimato i Ragni che stavano attaccando la Razor Crest.

Siamo quasi in chiusura di puntata, Carson e Wolf stanno decollando e ad accompagnare questo momento possiamo ascoltare una versione di March of the Resistance, scritta e diretta John Williams per il film The Force awakens, ri-arrangiata da Ludwig Göransson in una versione molto più lenta e soft di come la conosciamo.

Anche questa puntata che a prima impressione sembrava “più scarna” rispetto alla prima in ambito riferimenti, s è rivelata una vera e propria miniera d’oro. The Mandalorian non smette mai di stupirci. Fermo restando che questa lista è in aggiornamento – anche grazie ai vostri suggerimenti – vi invitiamo a parlarne insieme a noi e tanti altri appassionati sul nostro canale Telegram e il nostro gruppo Facebook! Inoltre vi ricordiamo che potete trovare Empira su FacebookInstagramTwitterTwitch e YouTube.

Su questo sito web utilizziamo strumenti di prima o terza parte che memorizzano piccoli file (cookie) sul tuo dispositivo. I cookie sono normalmente utilizzati per consentire al sito di funzionare correttamente (cookie tecnici), per generare rapporti sull’utilizzo della navigazione (cookie statistici) e per adeguare la pubblicità dei nostri servizi/prodotti (cookie di profilazione). Possiamo utilizzare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti a offrirti una migliore esperienza.