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Trevor Butterfield: l’intervista esclusiva alla STIC Reunion XVII

Nel weekend tra il 5 e il 7 Novembre scorso si è tenuto, per la prima volta in presenza dopo due anni, l’iconica Reunion (la 17ª edizione) organizzata dallo Star Trek Italian Club a Riccione. Tra gli ospiti, l’attore nonché esperto di effetti speciali Trevor Butterfield, che ci ha raccontato la sua esperienza dietro le quinte de L’Impero Colpisce Ancora e Il Ritorno dello Jedi.

Un immenso grazie a tutto lo STIC per averci permesso di realizzare questa importante e succosissima intervista.

E questa è solo la prima parte! Restate sintonizzati, domani arriverà la seconda!

Prima parte dell’intervista esclusiva a Trevor Butterfield

Empira: Salve signor Butterfield. Innanzitutto grazie per la disponibilità a questa intervista. È davvero un onore poter parlare con qualcuno che ha preso parte alla Trilogia Originale. Nonostante oggi parleremo principalmente di Star Wars, possiamo sicuramente affermare che nella sua carriera ha lavorato a numerosi e incredibili film come Labyrinth, Alien, Indiana Jones, Mission Impossible, Harry Potter e Prometheus.

Ha lavorato a tantissime opere che hanno segnato l’infanzia di intere generazioni!

Tornando a Star Wars, lei era presente sia ne L’Impero Colpisce Ancora che ne Il Ritorno Dello Jedi come ufficiale imperiale, due volte come Stormtrooper, Bossk, Giran, il luogotenente Blount e un guerriero Mon Calamari. È una lista davvero lunga e varia come personaggi interpretati e portati sul grande schermo! Ma com’è iniziata la sua carriera?

Trevor Butterfield: È una storia molto lunga in realtà, ma cercherò di semplificarla. Tanti anni fa ormai, lavoravo nel settore dell’ingegneria aerospaziale, in Inghilterra. Un giorno mi trovavo al ristorante e una signora si avvicinò e mi disse “Sembra davvero fotogenico!”. Era tutto nuovo per me, non ero mai stato parte di quel mondo prima d’ora!

Abbiamo quindi iniziato a conversare, mi chiese se fossi interessato a fare un provino fotografico e mi lasciò il suo biglietto da visita. A quanto pare, era la manager di una nota agenzia per modelli, era in viaggio e per caso si era ritrovata nel mio stesso ristorante. Sul momento non ci avevo dato molto peso, ma dopo averci riflettuto un paio di settimane ho pensato “Beh, potrei chiamarla e darle una possibilità”. Lei mi chiese di andare a Londra per il provino fotografico e verificare che fossi fotogenico.

Mi recai a Londra – all’epoca vivevo nel Dorset, a due ore di macchina – feci il provino e dopo una settimana mi richiamò, chiedendomi se fossi interessato a entrare a far parte dell’agenzia come modello.

All’inizio lavoravo ancora come ingegnere, quindi entrai nell’agenzia con un impegno part-time. Ho conosciuto persone che lavoravano nell’industria cinematografica e che mi hanno presentato a un’agenzia di casting. In seguito mi richiamarono per un colloquio con il regista de L’Impero Colpisce Ancora e fui inviato agliStudios per un provino, ma quella non fu la mia prima esperienza all’interno di un film – questo è accaduto circa due anni dopo.

In quel periodo già conoscevo Star Wars, Una Nuova Speranza era già uscito, e il mio primo incarico nel film fu quello da ufficiale imperiale. Per interpretare un ufficiale avevo ovviamente mostrato il mio volto, per cui non potevo interpretare un altro personaggio a volto scoperto. Ho potuto interpretare un altro personaggio in armatura, l’importante in questi casi è essere della statura giusta.

Successivamente, durante i lavori per Il Ritorno dello Jedi, fui chiamato di nuovo per delle prove in costume. Tuttavia, in questo caso il regista era diverso e interpretai il luogotenente Blount, che non è un ufficiale imperiale! Ebbi fortuna nell’essere della giusta statura, per cui riuscii a interpretare anche Bossk e diversi altri personaggi. In totale ho lavorato 42 giorni sul set, è stato un periodo della mia vita molto emozionante. E il resto è storia!

Trevor Butterfield impegnato in un firmacopie durante la Reunion XVII.

Durante le riprese de L’Impero Colpisce Ancora, si è rapportato per la prima volta a quella che poi sarebbe stata la sua carriera nel mondo degli Effetti Speciali. Ci vuole raccontare di più a riguardo?

Trevor Butterfield: Da ingegnere sono sempre stato interessato al mondo degli effetti speciali. Durante una pausa pranzo, girovagai per curiosità nell’officina dove lavoravano agli effetti speciali – cosa che non avrei dovuto fare, perché era un’area riservata! Convinsi qualcuno a farmi entrare, vidi tanto materiale e capii subito che era quello che avrei voluto fare. Nonostante dall’esterno sembri molto bello ed emozionante lavorare davanti a una macchina da presa, personalmente preferisco trovarmi dall’altra parte, impegnato in attività di questo genere.

Contattai il Supervisore agli Effetti Speciali, raccontandogli la mia storia, che lavoravo per un’azienda aeronautica e mi occupavo anche di idraulica – l’ideale per lavorare con gli effetti speciali. Tuttavia, la mia carriera nel settore iniziò solo dopo L’Impero Colpisce Ancora – più o meno nel 1982 durante le riprese de Il Ritorno dello Jedi – in quanto allora non vi era necessità. Da allora, non sono più tornato indietro.

Ha lavorato per la Industrial Light and Magic?

Trevor Butterfield: No, il mio supervisore si chiamava Brian Johnson e aveva il suo gruppo di lavoro in Inghilterra, con competenze molto specifiche – come l’idraulica.

Cambiando argomento, ma rimanendo sugli effetti speciali e visivi, quale è la sua preferenza? Meglio gli effetti vecchio stile alla Star Wars o quelli più recenti alla Harry Potter?

Trevor Butterfield: La maggior parte della tecnologia di oggi è basata su effetti digitali ma c’è comunque bisogno di costruire degli apparati che sorreggano e supportino il digitale, quindi ad esempio delle braccia meccaniche che sorreggano le persone, oppure dei fili. Oggi ci sono anche registi che vogliono tornare a utilizzare degli effetti pratici, come ad esempio Christopher Nolan.

George Lucas all’epoca della trilogia originale era sempre frustrato dal fatto che in quel periodo non ci fosse la tecnologia adatta, lui voleva fare sempre di più e questo lo ha portato a realizzare le edizioni speciali dei film di Star Wars, perché voleva sempre andare oltre. E secondo me questo è un peccato perché la gente aveva visto i film originali così com’erano, senza gradire l’aggiunta degli effetti digitali.

Empira: Capisco benissimo perché, molti anni fa, in occasione del 4 maggio, organizzammo, in un vecchio cinema dismesso e riaperto per l’evento, la visione della trilogia originale in pellicola e fu un’esperienza fantastica perché abbiamo potuto rivivere le stesse emozioni che provammo la prima volta al cinema, e posso confermare che sono film diversi rispetto all’edizione speciale.

Trevor Butterfield: Ad esempio se prendiamo in considerazione Transformers, è un film che può essere fatto solo in CGI, e lo spettatore percepisce di trovarsi di fronte ad una cosa finta.

Nella serie Netflix I film della nostra infanzia viene spiegata molto bene questa cosa. Ricorda dei momenti particolarmente divertenti avvenuti sul set dei film di Star Wars?

Trevor Butterfield: Per Il Ritorno dello Jedi volevano una foto di gruppo con tutti i cacciatori di taglie. Io durante quel giorno di riprese interpretavo uno Stormtrooper. Jeremy Bulloch non era presente sul set quel giorno perché impegnato altrove, quindi Alan Harris, che aveva interpretato Bossk ne L’Impero Colpisce Ancora, indossò il costume di Boba Fett ma disse “Chi indosserà invece il costume di Bossk?”.

Io passavo di lì e l’assistente alla regia mi fermò e mi disse “Trevor, togliti il costume da Stormtrooper e mettiti questo di Bossk” perché più o meno ero della stessa corporatura e altezza di Alan. Il secondo assistente alla regia non si era accorto che avevamo fatto questo scambio e continuava a rivolgersi a me chiamandomi Alan e mi diceva “Perché non mi ascolti Alan?”.

Ci sono altri aneddoti carini però sono passati 40 anni.

Fine prima parte – a domani con la seconda!

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